C'è voluto quasi un quarto di secolo, ma per la prima volta il Veneto avrà un centro di riferimento regionale per i disturbi dell'identità di genere....
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LA SCELTA
La delibera approvata dalla giunta Zaia spiega le ragioni della scelta. «In quella struttura, privata convenzionata con l'Ulss 6 di Padova sottolinea Coletto ci sono importanti professionalità specifiche, che rispondono alla necessità di concentrare le competenze multidisciplinari e multispecialistiche per affrontare la complessità delle tematiche connesse a questi disturbi, con un'organizzazione che sappia farsi carico del paziente dall'inizio alla fine del percorso, esattamente come si fa, con grande successo, all'interno delle Breast Unit per la presa in carico totale delle donne colpite da tumore al seno».
Sotto il coordinamento di Angelo Porreca, primario di Urologia, lavorerà un gruppo specialistico composto da psicologi, urologi, internisti, specialisti chirurghi, chirurghi estetici ed esperti di ematochimica, incaricato di seguire il paziente anche nella fase post chirurgica acuta, in particolare per il delicato aspetto dei dosaggi ormonali. «Un servizio di alta specializzazione aggiunge Coletto a disposizione di persone che si trovano in una condizione del tutto particolare, che può comportare sofferenza psicologica e fisica. E alla sofferenza, di ogni tipo, una sanità che si rispetti ha l'obbligo morale e scientifico di dare risposte».
LE LEGGI
Le prime norme nazionali sulla cosiddetta «rettificazione di attribuzione di sesso» risalgono al 1982. È invece del 1993 la legge regionale che disponeva che l'assistenza psicologica e medico-chirurgica fossero a carico del servizio pubblico. Ora arriverà anche il centro di riferimento per la disforia di genere, una problematica che secondo le statistiche interessa una persona ogni 10-12.000 maschi e una ogni 30.000 femmine. «Solo nel Servizio accoglienza trans di Padova registriamo ogni anno un centinaio di colloqui, un numero impressionante», riferisce Etta Andreella, storica attivista del movimento Lgbt e candidata del Partito Democratico alle ultime Comunali. Non tutti gli accessi, peraltro, contemplano il desiderio di passare per la sala operatoria. «L'intervento rimarca Andreella è importante, ma arriva solo dopo, se arriva. Per questo ben venga un centro di riferimento regionale, ma non concentriamoci solo sull'aspetto chirurgico: occorre prestare grande attenzione anche al supporto psicologico specialistico, all'apporto degli endocrinologi, al controllo dell'effetto di farmaci che cambiano in continuazione». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino