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PADOVA - Sempre meno giovani vogliono stare dietro il bancone e, ad oggi, quaranta farmacie di Padova e provincia fanno fatica a trovare personale. Da un lato sono cresciuti i casi di dimissioni e, dall’altro, è diminuito il numero degli iscritti all’Ordine. Una situazione non nuova quella descritta da Giovanni Cirilli, presidente dell’Ordine dei farmacisti della provincia di Padova e da Andrea Collesei, rappresentante dei farmacisti non titolari: entrambi da tempo denunciano la carenza di neolaureati disposti a mettersi in gioco nelle realtà del territorio. Nel giro di quattro anni, dal 2019 al 2022, la differenza tra cessazioni e nuove iscrizioni all’Ordine dei farmacisti conta 30 associati in meno. Al termine dello scorso anno gli iscritti all’Ordine padovano risultano essere 1.720, nel 2019 erano 1.750. Per invertire la rotta, secondo i rappresentanti di categoria, ora servono interventi strutturali per garantire progressi di carriera e nuove prospettive ai neolaureati.
Mancano prospettive di carriera
«Il problema della carenza di personale è ancora molto serio e di difficile soluzione - dichiara il presidente Cirilli, titolare di una farmacia a Sarmeola che nel giro di due mesi ha salutato ben 3 dipendenti -. La mia attività è medio grande e sostituire tre dipendenti non è stato assolutamente facile. Ho vissuto sulla mia pelle cosa vuol dire cercare personale». In media lo stipendio di un farmacista collaboratore a inizio carriera è di circa 1.300 euro netti, per poi salire fino a 1.800 euro in base all’anzianità di servizio. Non mancano i turni notturni e festivi, gli orari sono quelli di un tipico esercizio commerciale, ma le possibilità di fare carriera al momento sono scarse. «La flessibilità dell’orario e la remunerazione sono le problematiche più sentite - spiega Collesei -. Ma ci vuole anche un percorso di crescita di carriera, il quale al momento non è presente nel privato. Se non pensiamo a step di crescita e non creiamo sistemi premianti che motivano l’operato dei colleghi, il trend che è in atto a mio avviso non si fermerà. Nel nostro settore gli occupati sono il 97% del totale quindi non abbiamo problemi di disoccupazione, la vera emergenza sta nei giovani che decidono di lavorare altrove: aziende farmaceutiche, scuole, ospedali in cui si fa ricerca e così via.
I servizi aggiuntivi
Il ruolo delle farmacie è in evoluzione, soprattutto dopo la pandemia. Da semplice “negozio” di farmaci, infatti, si stanno trasformando in veri e propri presidi della salute, diventando così sempre di più un punto di riferimento per gli anziani, i malati cronici e i cittadini. «Il farmacista è un lavoro privilegiato che ci permette di creare un contatto importante con il cittadino. Ormai sono molti i servizi che offriamo e vanno oltre la semplice vendita e dispensazione di farmaci - asserisce il dottor Cirilli –. Nella mia attività, ad esempio, eseguo molti elettrocardiogrammi. Il processo è molto veloce: una volta eseguito l’esame, attendo la risposta telematica del cardiologo e la consegno al paziente che la può al suo medico curante». Un grande aiuto, dunque, anche per la sanità pubblica. «Molti dei servizi che le farmacie offrono sono ancora a pagamento - dichiara Collesei – ma le Regioni si stanno muovendo per rendere queste prestazioni gratuite e rimborsabili». In questo senso, un segnale incoraggiante arriva dalla Liguria. Da luglio scorso, infatti, le farmacie convenzionate liguri, che hanno aderito a un accordo stipulato con il presidente Giovanni Toti, rimborsano ai pazienti i servizi di Ecg, Holter cardiaco e Holter pressorio. Ciò è possibile grazie all’accordo sottoscritto dalla Conferenza Stato-Regioni nel marzo 2022, che ha approvato linee guida per la sperimentazione dei nuovi servizi delle farmacie. «La Liguria ha assunto un ruolo di apripista, ma l’iniziativa si estenderà anche al resto d’Italia» conclude Collesei.
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