Portogruaro si è risvegliata in Eccellenza. La festa può adesso incominciare e sarà piuttosto lunga, coinvolgendo un'intera città. Il sogno...
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Il giorno dopo, vi state rendendo conto di ciò che avete fatto?
«Personalmente, me ne sono reso conto quando mi sono svegliato per andare a lavorare. Eh sì, siamo dilettanti, giocatori che devono anche sacrificarsi per riuscire a regalare soddisfazioni. E pensando a quanti ci hanno seguito, a quanti hanno gioito con noi, il giorno dopo è stato emozionante».
Promosso in C1 a Bassano, promosso in Eccellenza a Volpago. Sono due vittorie diverse ottenute con la maglia granata? «Sono ugualmente importanti. Vincere è sempre bello, qualsiasi sia la categoria. Non trovo differenza nelle sensazioni personali che ho provato. Comunque ho dato il massimo, raggiungendo il mio obiettivo».
E poi, vi è la consapevolezza di essere davanti ad una rinascita.
«Certamente. Non si può non considerare quel che è stato il Portogruaro nelle ultime stagioni. E' stata invertita una tendenza, la speranza è di riuscire a mantenere fede alle aspettative, raggiungendo quella Serie D che una realtà come la nostra merita».
A proposito, non ha giocato a Volpago. Era squalificato. Le è pesato non essere in campo?
«Mi è pesato tantissimo. Soprattutto quando sono arrivato al campo. E' stata dura accomodarsi in tribuna, perché sono partite dove vorresti sempre giocare».
Un organico di grande qualità. E' stato solo questo a fare la differenza?
«Dico che la nostra rosa era composta da giocatori che altrove sarebbero stati tutti titolari inamovibili. Al Portogruaro, però, sovente hanno dovuto accomodarsi in panchina aspettando il proprio momento senza mai fiatare, senza creare problemi d'alcun genere. E' stata questa la nostra arma migliore, l'equilibrio trovato nello spogliatoio. I risultati si ottengono solamente grazie ad un gruppo unito. Noi lo siamo sempre stati».
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Il Gazzettino