Operazione fusione a rilento: il Cda sceglie 4 delegati per il progetto Belluno-Feltre-Sedico

Da sinistra Polzotto, Lazzari, Perissinotto e Della Vecchia, al centro il capitano del Belluno Simone Corbanese
Il Belluno? Tranquillo. Sarà perché delle tre è la società che più può permetterselo, ma che si vada in una direzione o si vada...

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Il Belluno? Tranquillo. Sarà perché delle tre è la società che più può permetterselo, ma che si vada in una direzione o si vada nell’altra, sulla strada della fusione con Union Feltre e San Giorgio Sedico, la società gialloblu è serena. Alla fine, giovedì sera, il consiglio d’amministrazione c’è stato. Poche assenze, un punto all’ordine del giorno: la fusione. E nel corso di una discussione franca, schietta e tranquilla, sono uscite le diverse posizioni. Chi si aspettava un “sì” deciso o un “no” convinto è rimasto deluso: chi sì, e chi no. Alla fine comunque il consiglio ha delegato gli uomini “forti”, il presidente Alberto Lazzari, il vicepresidente Gian Piero Perissinotto, l’amministratore delegato Paolo Polzotto (che il marchio di famiglia Ital-Lenti è anche main sponsor) e il consigliere Gianluigi Della Vecchia, a continuare la chiacchierata con Union Feltre e San Giorgio Sedico.


LA PIÙ IN FORMA
C’è un motivo per cui il Belluno è sereno: il progetto è giovane, sano e soprattutto sostenibile, la stagione ottima, la struttura solida. Attenzione, non significa che Union Feltre e San Giorgio Sedico non lo siano anzi; se c’è una cosa che accomuna le tre società della provincia è l’essere società sane e trasparenti. Certo che oggi, 8 maggio 2021, da una parte l’Union si trova in una pessima situazione sportiva, al termine (quasi) di una delle stagioni più sfortunate, con un piede in Eccellenza. Il San Giorgio Sedico per contro, per salvare la propria, ha rivoluzionato completamente panchina e rosa, costruendo praticamente due squadre in un anno. E alla fine, poi, bisogna tirare una riga.
PERCHÉ NO?
A quanto pare i membri del consiglio più perplessi si chiederebbero “perché proprio ora?”. Ovvero: perché fondersi al termine di una stagione che non sottolinea problemi, che non è costata più di tante altre (anzi...) e che al contrario indica esattamente quella che può essere la strada per il futuro di un serie D sostenibile? Insomma, perché trovata la via rinunciare a se stessi (nome, colori, in parte storia…) e “regalarla” ai cugini?
IL PATRIMONIO
Discorso simile, sempre da parte dei perplessi, è stato fatto riguardo il patrimonio. Se c’è una rosa colma di giovani propri (quelli che, per intendersi, in un’ipotetica futura serie C farebbero guadagnare con la legge Melandri) è quella gialloblù. Idem per il gruppo di vecchi più solido e noto, tanto da fare del Belluno un’eccezione unica nel panorama della serie D veneta, se non nazionale.
LA CHAT
Altro tema, i tempi. Già, perché tutto è esploso in un Amen, manco il tempo di accorgersene, una settimana fa. Quando, pare, domenica sera su una chat di gruppo sarebbe comparsa la parolina magica: “fusione”. Da qui la domanda: è davvero possibile progettare il primo maggio la fusione di tre società che 60 giorni dopo dovrebbero iniziare la preparazione con un unico nome e un’unica maglia? Ecco dunque il terzo appunto: i tempi non sono maturi, perché correre? O meglio, se a Sedico e Feltre i motivi per accelerare potrebbero anche esserci, perché correre anche a Belluno?
I PALETTI

Da qui l’ipotesi: e se il Belluno, forte della sua serenità, dimostrata proprio giovedì anche durante il consiglio di amministrazione, ieri sera si fosse seduto con San Giorgio Sedico e Union Feltre dicendo “ok, parliamone”, mettendo però sul piatto anche la posizione di tranquillità, altrimenti detta “forza”? Uno scenario complesso quindi, ma entro un paio di settimane al massimo ci dovranno essere delle certezze.
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Il Gazzettino