PORDENONE Il Tar ha riabilitato l’allenatore dei ragazzi del Fontanafredda. È stato annullato il Daspo che da novembre gli vietava di accedere agli impianti sportivi...
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All’origine del Daspo c'era stata la protesta pubblica di alcuni genitori per il linguaggio usato in campo dal mister. «Un’indole violenta con comportamenti che incitano, inneggiano e inducono alla violenza - erano le conclusioni della Questura - e che avrebbero potuto portare a serie turbative per l’ordine pubblico e la sicurezza dei minori». Il Daspo si fondava sulle testimonianze di tre tifosi della squadra avversaria, ai quali - sottolineano i giudici - è anche «riconducibile la diffusione della notizia alla stampa». «Le carenze dell’istruttoria erano ben chiare, come discordanti apparivano le presunte prove acquisite - spiega l’avvocato Nadir Plasenzotti, che ha seguito sin dalle prime battute il caso Giust -. Bisognava quantomeno sentire l’interessato e valutare il referto arbitrale prima di assumere un provvedimento del genere nei confronti di un dilettante. Nella condotta di Giust era evidente anche la mancanza di un atteggiamento violento o capace d’indurre alla violenza».
Secondo i giudici, le condotte violente contestate a Giust non trovano riscontro nell’istruttoria, dove sono state prese in considerazione soltanto le dichiarazioni di tre genitori di calciatori della squadra avversaria. Dal referto arbitrale, però, non risulta che il sacilese abbia «per l’intera durata dell’incontro calcistico proferito parole offensive nei confronti dell’arbitro». L’unico neo riguarderebbe uno scambio di battute con l’arbitro dopo una svista dei suoi ragazzi, che facevano ripartire l’azione prima del fischio. Giust, rivolgendosi alla sua panchina, dove erano presenti anche dei bambini, aveva sbottato «l’è anca teron». Non sarà buona educazione - affermano i giudici del Tar - ma non era il caso di emettere un Daspo. Nemmeno espressioni volgari e pugni contro la copertura della panchina sono stati ritenuti comportamenti con risvolti pericolosi per l’ordine pubblico negli impianti sportivi e «in grado di legittimare il Daspo per il periodo di un anno».
Il presidente Oria Settesoldi e i giudici Manuela Sinigoi, (estensore) e Nicola Bardino hanno tenuto conto del fatto che il “fischietto” - destinatario di quel «l’è anca teron» - non aveva segnalato alcun profilo di carattere disciplinare. Anche per questo, secondo il Tar, l’istruttoria della Questura è «di dubbia completezza»: arbitro, società e genitori-tifosi sentiti a sommarie informazioni forniscono infatti indicazioni diverse sul comportamento di Giust. E ciò avrebbe «dovuto suggerire l’espletamento di più approfondite indagini». Secondo il Tar sarebbe stato opportuno sentire anche Giust, attraverso la notifica dell’avvio del procedimento, «stante la palese insussistenza, nel caso specifico, di ragioni di estrema urgenza ostative» all’audizione del mister.
Cristina Antonutti
Pierpaolo Simonato Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino