"San Giorgio Sedico: noi calciatori tutti contagiati, caso unico in Italia"

Mascherine anche sui palloni, simbolo di un calcio in grave difficoltà
Non ha avuto neppure il tempo di condurre una settimana intera di allenamenti che il virus è entrato improvvisamente nello spogliatoio costringendo il San Giorgio a...

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Non ha avuto neppure il tempo di condurre una settimana intera di allenamenti che il virus è entrato improvvisamente nello spogliatoio costringendo il San Giorgio a fermarsi. Mister Luca Tiozzo, che esattamente due settimane fa ha preso il posto di Alessandro Ferro sulla panchina della squadra sedicense di serie D, vive con incredulità questa surreale situazione. Come noto, infatti, pressochè tutta la squadra biancorossoceleste è stata contagiata e si trova ora in quarantena.

Anche le altre squadre bellunesi di D non se la passano benissimo: 7 i positivi all'Union Feltre (6 giocatori) che ha già ottenuto il rinvio del recupero di domenica prossima, in casa, contro l'Arzignano; un paio finora i casi al Belluno che però attende martedì o mercoledì l'esito dei tamponi e intanto ha già chiesto il rinvio della sfida con il Montebelluna in calendario il 15 novembre.
NESSUNO ESCLUSO
«Sicuramente è una situazione incredibile, difficilissima – esordisce mister Tiozzo – perché sembra quasi impossibile che a essere contagiati siano praticamente tutti, nella società: dallo staff tecnico ai giocatori. Ora l’unica cosa che dobbiamo fare è rispettare le linee guida, stare in isolamento e non muoverci da casa. Ormai stiamo tutti bene, per fortuna».
La squadra riesce ad “allenarsi” lo stesso, in qualche modo, sia pur a distanza?
«Diciamoci la verità: in questa situazione è impossibile. Certo, il professor Da Poian cerca di assegnare ai ragazzi dei programmi di lavoro a livello fisico, perché il divano o il letto sono controproducenti. Io sono in contatto con loro, li sento anche tutti i giorni telefonicamente, ma certo non posso allenarli a distanza. Oltretutto, tra una cosa e l’altra, di allenamenti con la squadra ne avevo potuti fare quattro o cinque in tutto».
Esiste un lato positivo (oltre, naturalmente, al fatto che nessuno presenta sintomi particolarmente severi) in una situazione così complessa?
«Nella disgrazia, possiamo dire che tra dieci o quindici giorni staremo tutti bene e, avendo tutti avuto il virus, saremo di fatto immunizzati e pronti a ricominciare con ancora più grinta e voglia di allenarci e giocare».
Che conseguenze ha questa situazione sulla vita di tutti i giorni?
«Nella globalità di questa emergenza è chiaro che dobbiamo stare attenti soprattutto alle persone d’età più avanzata, le più fragili davanti a questo virus, e molti tra noi ne hanno in famiglia».
Il San Giorgio dovrebbe tornare in campo il 22 novembre nel recupero del derby con l’Union Feltre ma, data la situazione, un secondo rinvio sembra difficilmente evitabile...
«Sicuramente se non cambierà qualcosa nel protocollo sarà difficile per chiunque giocare anche solo qualche partita. Auspichiamo che anche in serie D si possa ricorrere ai tamponi veloci che ci consentirebbero, se non di adeguarci ai professionisti, se non altro di avvicinarci a loro. La prima cosa che mi sento di dire è che spero che tutti i miei giocatori guariscano, così da poter tutti tornare a vivere il calcio, che è la nostra passione, ma anche la nostra quotidianità. Nel momento in cui ci diranno che siamo tutti negativi e dunque possiamo allenarci, torneremo a farlo. Siamo una cosa atipica in Italia perché penso che siamo la squadra che è stata più colpita di tutte. Però se questo sarà servito a essere più sereni e lavorare con maggiore tranquillità...».
Che squadra ha trovato, due settimane fa, quando si è insediato sulla panchina sedicense?


«Una squadra che ha un grandissimo bisogno di lavorare. E purtroppo questo stop ha inceppato il percorso che avevamo appena iniziato. Il potenziale c’è, ma bisogna lavorare per recuperare su tanti concetti e tanti principi».
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Il Gazzettino