Ventenne violentata da tre calciatori, il Pm chiede 8 anni ciascuno. La difesa: «Solo bugie»

Ventenne violentata da tre calciatori
BELLUNO - La sentenza si conoscerà solo il 16 gennaio prossimo e fino ad allora sulle teste dei tre calciatori Guido Santiago Visentin 24 anni, Federico De Min 26...

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BELLUNO La sentenza si conoscerà solo il 16 gennaio prossimo e fino ad allora sulle teste dei tre calciatori Guido Santiago Visentin 24 anni, Federico De Min 26 anni, e Matteo Verdicchio, 25 anni, pende la richiesta di condanna a 8 anni ciascuno per l'accusa di violenza sessuale di gruppo a carico. È stata pronunciata ieri, 20 dicembre, in Tribunale a Belluno dal pm Roberta Gallego, che ha ritenuto attendibile la vittima e il suo racconto in aula, smontato invece dalle difese che hanno sollevato diverse ipotetiche incongruità. Dai selfie mentre la giovane era in pronto soccorso, alla maglia pulitissima in cui non c'era alcuna traccia biologica a testimoniare quella violenza carnale. O ancora dai lividi che non vengono riscontrati nella prima visita in ospedale e che poi compaiono a distanza di 16 ore dal fatto. Nel mirino delle difese anche la richiesta danni: la ragazza è parte civile con l'avvocato Cristiana Riccitiello e ha chiesto 150mila euro per quanto patito.

L'ATTESA
La difficile decisione spetterà al collegio di giudici, presieduto da Antonella Coniglio. Una sentenza che cambierà definitivamente la vita dei tre, già stravolta dal processo. L'argentino Visentin (che aveva anche un altro procedimento a Verona per la stessa accusa), promessa del calcio che giocava con il Cittadella in serie B, è tornato in patria. Anche le carriere degli altri due (De Min giocava come terzino sinistro nell'Eclisse Carenipievigina di Pieve di Soligo e Verdicchio era centrocampista del Nogarè) ne hanno risentito. «Ho sentito il peso della vita di questi ragazzi», ha detto l'avvocato della difesa di uno degli imputati Anna Casciarri al termine di un'arringa che è stata un vero e proprio pugno allo stomaco.

LE ACCUSE
La violenza sessuale si sarebbe consumata il giorno di ferragosto del 15 agosto 2020: una grigliata a Visome tra ragazzi culminata poi nell'aggressione. La giovane sarebbe andata a riposarsi e mentre era sola e indifesa, sarebbe stata raggiunta dai tre calciatori. Stando a quanto raccontato dalla vittima nella denuncia querela, presentata qualche giorno dopo i fatti in Questura, lei avrebbe provato a liberarsi dalla loro presa, chiedendo di smetterla, ma invano. «Stai zitta bastarda» gli avrebbero risposto i calciatori, continuando a infierire.

LE DIFESE
De Min e Verdicchio ieri erano presenti in aula. Sono difesi dallo studio Paniz, con gli avvocati Massimiliano Paniz e Anna Casciarri. Quest'ultima in una lunga arringa ha ripercorso e messo a confronto le parole della ragazza dette in aula e nella denuncia, con le intercettazioni telefoniche sul suo telefono, in cui emergeva un'altra persona. Poi la maglietta: su quella maglia nera dovrebbe esserci stata la traccia di quel rapporto non voluto. Ma non ci sarebbe nulla. E quelle parole: «Mi sono rivestita e sono andata a rinfrescarmi», che non tornerebbero con una giovane che ha appena subito violenza. «Ne ha raccontate tante di bugie», ha detto l'avvocato Casciarri, ricordando come in pronto soccorso era entrata lucida e orientata, ma alle amiche raccontava che vomitava e aveva avuto una crisi di panico tanto che i sanitari avrebbero dovuto darle dei calmanti. «Ma di tutto questo non c'è traccia nelle cartelle cliniche», dice il difensore. E poi l'avvocato sottolinea: «In moltissime intercettazioni parla dei danni morali, è molto interessata all'aspetto economico».

IL TESTIMONE
Visentin invece ieri non c'era in aula: all'epoca dei fatti abitava a Verona, ora è in Argentina. Era rappresentato dai difensori l'avvocato Alessandro Avanzi del Foro di Verona, in collegio con la collega Giulia Sofia Aldegheri. Hanno puntato sulle tante incongruenze, a loro parere, della parte civile evidenziando un «contenuto assolutamente discordante nel dibattimento dalle intercettazioni dove c'è un tono dell'umore di altro genere».


Hanno ricordato anche le parole del testimone oculare, il proprietario della villa che aveva organizzato la festa: era entrato nel momento in cui si era consumato il rapporto a tre (uno degli imputati era già uscito) e ha raccontato che a lui la giovane sembrava consenziente. Lo decideranno i giudici.
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Il Gazzettino