Il calciatore squalificato per cinque anni: «Lo schiaffo all'arbitro è vero, tutto il resto no»

Calcio violento sui campi dilettantistici
PADOVA - Non ci sta Rade Dordevic, il giocatore del Vigonovo Tombelle squalificato per cinque anni dal giudice sportivo della Terza categoria padovana in seguito...

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PADOVA - Non ci sta Rade Dordevic, il giocatore del Vigonovo Tombelle squalificato per cinque anni dal giudice sportivo della Terza categoria padovana in seguito all’aggressione all’arbitro durante la gara tra la squadra veneziana e l’Unione, giocata il 16 aprile nell’ultima giornata di campionato.

«Io ho sbagliato – ammette il giocatore – ma i fatti non si sono svolti come invece riportato sul rapporto arbitrale». E come sarebbe andata? «Il direttore di gara mi ha ammonito per proteste perché mi lamentavo del “trattamento” che mi avevano riservato per tutta la partita i giocatori avversari. Al che gli ho chiesto se ci vedeva bene e lui ha tirato fuori immediatamente il cartellino rosso, e mentre me ne stavo andando ha usato una espressione razzista nei miei confronti. A questo punto mi sono girato e gli ho tirato uno schiaffo. Lo so, ho sbagliato a comportarmi così, ma non posso sopportare il razzismo».
È necessaria una precisazione: Rade Dordevic è italiano, ma figlio di padre croato e madre italiana. Per quanto possa sembrare strano, il padre è un uomo di colore, per cui il ragazzo è un meticcio e quindi di carnagione bruna. «Una volta sbollito il momento di rabbia mi sono allontanato dal campo e basta. Tutto il resto, cioè la nuova aggressione all’arbitro e il fatto che i miei compagni espulsi in precedenza (Marco Zilio e Giovanni Trucchia, ndr) siano rientrati in campo per insultarlo, beh è inventato di sana pianta. Non è successo nulla di tutto questo: a parte lo schiaffo in reazione al suo epiteto razzista, non ho fatto nient’altro».
Questa la versione di Dordevic, che vive a Dolo con la famiglia. Una versione che contrasta nettamente con il rapporto arbitrale, che parla di una aggressione continuata, di un pugno, dell’arbitro sbattuto contro un muro, e del comportamento “solidale” dei due compagni espulsi. Va detto però che il contenuto del rapporto arbitrale non è stato minimamente contestato dal Vigonovo Tombelle, il cui vice presidente Valter Bagatin aveva stigmatizzato il comportamento di tutti i suoi giocatori espulsi, sottolineando anche il gravissimo d’anno d’immagine per la società.
La cosa comunque potrebbe non finire qui. Dordevic vuole rivolgersi ad un avvocato per difendere la sua reputazione e accusa il direttore di gara di essere un razzista. Rimane la gravità dei fatti, dell’ennesima aggressione ad un arbitro su un campo di provincia, di un clima sempre più difficile nelle varie categorie dilettanti, dove anche il pubblico troppo spesso non eccelle per correttezza.

E resta la macchia per la società Vigonovo Tombelle, già protagonista suo malgrado sei mesi fa, quando un proprio giocatore sferrò un calcio ad un avversario a gioco fermo, fratturandogli tibia e perone. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino