Nei biscotti per i bimbi della mensa è finita una calamita: in due a giudizio

Nei biscotti per i bimbi della mensa è finita una calamita: in due a giudizio
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PADOVA - Una calamita nel biscotto. È la sgradevole sorpresa servita in una mensa scolastica del Padovano, a causa di un errore durante la preparazione dei pasti. Per la vicenda sono a processo due dipendenti della società Dussmann, che aveva in appalto il servizio di refezione.


IL FATTO
A svelare il fatto è la sentenza con cui la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso degli imputati contro la condanna a 1.800 euro di ammenda, comminata nel 2021 dal Tribunale di Padova. Secondo quanto ricostruito nel giudizio di primo grado, gli addetti alla lavorazione della frolla nel centro di cottura avevano applicato una calamita sull'impastatrice, per bloccare un foglio in modo da poterlo leggere meglio durante lo svolgimento dell'attività. I lavoratori non si erano però accorti che, ad un certo punto, il magnete si era staccato ed era caduto nell'impasto. A risponderne in sede penale erano stati il responsabile operativo di area e la referente del servizio di ristorazione del centro di cottura, entrambi condannati per la violazione della legge che disciplina sul piano igienico la produzione e la vendita degli alimenti.
Ambedue hanno impugnato la sentenza, sostenendo di non aver avuto alcun ruolo nella preparazione, distribuzione e somministrazione dei biscotti e individuando la responsabilità dell'incidente nella negligenza dei cuochi che fisicamente li avevano impastati.


LE MOTIVAZIONI
La tesi è stata accolta dalla Suprema Corte, che ha rinviato il caso al Tribunale di Padova, affinché lo riesamini secondo una diversa prospettiva. Per gli ermellini, infatti, i «soggetti apicali non personalmente coinvolti nelle materiali attività oggetto d'imputazione», ne rispondono qualora «abbiano colposamente trascurato di impartire disposizioni al fine di garantire un regime di controllo della qualità del prodotto idoneo a prevenire una simile eventualità», oppure «di verificarne la corretta attuazione».


Dunque un altro giudice dovrà accertare «se i dipendenti ne fossero stati informati, se si trattasse di disposizione di fatto ordinariamente rispettata o violata, se fossero previsti, e di fatto attuati, controlli per verificarne il rispetto». Solo in questa eventualità si potrebbe «concretizzare quel profilo di responsabilità omissiva che la sentenza invece afferma in modo del tutto generico».
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Il Gazzettino