La rete del vigneto è "illegale": rischio maxi multa e perdita della vigna

IL CONTENZIOSO Antonio Aiello, Massimo Milordo e Renato Perri, imprenditori che hanno avviato “Viti tra le nuvole” ai ferri corti con il Comune per una recinzione contestata
Calabresi a Vodo creano un vigneto sperimentale, ma secondo il Comune la recinzione “illegale”. E scattata l’ordinanza di rimozione e il rischio di una...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Calabresi a Vodo creano un vigneto sperimentale, ma secondo il Comune la recinzione “illegale”. E scattata l’ordinanza di rimozione e il rischio di una maxi-multa fino a 20mila euro e l’acquisizione dell’area al patrimonio del Comune, nel caso non venga rispettata. Il caso è finito al Tar, dove i tre imprenditori agricoli hanno fatto ricorso, tramite il loro legale Guido Zago. “Viti fra le Nuvole” è un progetto di viticoltura sperimentale in quota avviato tra Vodo, Borca e San Vito, da Antonio Aiello, Massimo Milordo e Renato Perri, imprenditori calabresi residenti a Vodo di Cadore. L’iniziativa trova il sostegno di molte persone e soggetti territoriali. Fra i sostenitori anche Dolomiti Contemporanee, progetto nato nel 2011 nelle Dolomiti Bellunesi, che negli anni si è speso per la valorizzazione e rifunzionalizzazione di una ventina di siti problematici. Ed è Dolomiti Contemporanee che segnala il caso. 


 
LO SFOGO
«Nel piccolo appezzamento di Vodo - spiega in una nota Gianluca D’Incà Levis di Dolomiti Contemporanee - il Comune ha sollevato una questione tecnica relativa alla recinzione. I tre hanno ripetutamente risposto all’ufficio tecnico, cercando di far le cose per bene. Nonostante la loro manifesta volontà di collaborazione, non è stato possibile trovare un accordo. E così, ci si è andati a impaludare in una vicenda legale. Questo, a nostro giudizio, è un gran peccato, una noia e una tristezza. È anche una frustrazione. Il lavoro nell’appezzamento di San Vito in questo momento è sospeso, le risorse economiche ad esso dedicate servono a coprire i costi della vicenda legale di Vodo. I denari per le attrezzature, vanno agli avvocati. I progetti, ribadiamo, vanno valutati per il potenziale che hanno. Se un progetto è buono, è interesse della comunità che cresca, e l’amministrazione deve favorirlo, senza favori particolari di sorta, naturalmente. L’amministrazione è al servizio della comunità».
IL COMUNE 
«Siamo felici se imprenditori avviano attività nel nostro territorio ma nel rispetto delle regole», precisa il sindaco di Vodo, Domenico Belfi. Ma quella recinzione al centro del contenzioso non le rispetta, non è conforme a quanto prevede il piano regolatore, spiega il sindaco. E scende nei dettagli: «Sono stati utilizzati dei tubi innocenti, non è un bel vedere e non rispettano la tipologia prevista dai regolamenti comunali. Il luogo è a ridosso della ciclabile, molto visibile, una zona ambientalmente di grande pregio dove quella recinzione stona. Il problema è questo, si possono fare recinzioni ma nel rispetto di quanto prevede il regolamento». Ergo i titolari della vigna se la devono vedere con l’ufficio tecnico. È possibile che l’irregolarità sia stata segnalata da qualche cittadino infastidito dalla bruttura, a qual punto gli uffici sono passati al controllo.
L’AVVOCATO

«Si tratta di un utilizzo distorto dei poteri di controllo dell’attività edilizia nel territorio - sottolinea l’avvocato dei viticoltori -. Avendo eseguito la recinzione con alcune modeste variazioni dimensionali e tipologiche rispetto a quanto comunicato, il comune ha ritenuto di poter reprimere l’intervento». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino