Calabresi a Vodo creano un vigneto sperimentale, ma secondo il Comune la recinzione “illegale”. E scattata l’ordinanza di rimozione e il rischio di una...
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LO SFOGO
«Nel piccolo appezzamento di Vodo - spiega in una nota Gianluca D’Incà Levis di Dolomiti Contemporanee - il Comune ha sollevato una questione tecnica relativa alla recinzione. I tre hanno ripetutamente risposto all’ufficio tecnico, cercando di far le cose per bene. Nonostante la loro manifesta volontà di collaborazione, non è stato possibile trovare un accordo. E così, ci si è andati a impaludare in una vicenda legale. Questo, a nostro giudizio, è un gran peccato, una noia e una tristezza. È anche una frustrazione. Il lavoro nell’appezzamento di San Vito in questo momento è sospeso, le risorse economiche ad esso dedicate servono a coprire i costi della vicenda legale di Vodo. I denari per le attrezzature, vanno agli avvocati. I progetti, ribadiamo, vanno valutati per il potenziale che hanno. Se un progetto è buono, è interesse della comunità che cresca, e l’amministrazione deve favorirlo, senza favori particolari di sorta, naturalmente. L’amministrazione è al servizio della comunità».
IL COMUNE
«Siamo felici se imprenditori avviano attività nel nostro territorio ma nel rispetto delle regole», precisa il sindaco di Vodo, Domenico Belfi. Ma quella recinzione al centro del contenzioso non le rispetta, non è conforme a quanto prevede il piano regolatore, spiega il sindaco. E scende nei dettagli: «Sono stati utilizzati dei tubi innocenti, non è un bel vedere e non rispettano la tipologia prevista dai regolamenti comunali. Il luogo è a ridosso della ciclabile, molto visibile, una zona ambientalmente di grande pregio dove quella recinzione stona. Il problema è questo, si possono fare recinzioni ma nel rispetto di quanto prevede il regolamento». Ergo i titolari della vigna se la devono vedere con l’ufficio tecnico. È possibile che l’irregolarità sia stata segnalata da qualche cittadino infastidito dalla bruttura, a qual punto gli uffici sono passati al controllo.
L’AVVOCATO
«Si tratta di un utilizzo distorto dei poteri di controllo dell’attività edilizia nel territorio - sottolinea l’avvocato dei viticoltori -. Avendo eseguito la recinzione con alcune modeste variazioni dimensionali e tipologiche rispetto a quanto comunicato, il comune ha ritenuto di poter reprimere l’intervento». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino