Omicidio di Tombolo, l'assassino: «Non volevo uccidere Liliana». Ha trascorso una notte con il cadavere in casa

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TOMBOLO - «Non credevo di averla uccisa, non me ne sono reso conto. Quando l’ho vista immobile credevo fosse solo svenuta. Non volevo che morisse, ero nel panico». Sono le parole che Youssef Mahid, assassino reo confesso della 55enne romena Liliana Cojita, ha detto al suo avvocato, Corrado Perseghin e al pubblico ministero Roberto D’Angelo dopo la scoperta del cadavere della donna giovedì nell’appartamento di via Vittorio Veneto, dove entrambi vivevano. Il 49enne marocchino, irregolare in Italia e con alcuni vecchi precedenti, per sua stessa ammissione era folle di gelosia.


Otto giorni prima di commettere il femminicidio aveva litigato con la compagna afferrandola con violenza per i capelli. I due, forse già da più di un mese, avevano un rapporto sentimentale burrascoso. Una escalation di rabbia e di minacce, arrivata al suo culmine la mattina di mercoledì. Dopo il delitto Mahid sarebbe uscito di casa, pedalando in bicicletta per ore prima di tornare a casa per la notte: «Ero sconvolto, nel panico. Non ho chiuso occhio per il rimorso» ha raccontato dopo essersi costituito ripercorrendo le tappe della tragedia.


LA CONFESSIONE
Mercoledì mattina il nordafricano si trovava nella stanza della fidanzata e ha visto da una finestra il presunto amante di lei, al volante di un auto. Subito dopo Liliana ha ricevuto una telefonata al cellulare dal connazionale. Mahid non ci ha più visto, la sua rabbia è deflagrata come una bomba in quella camera. La donna romena è stata sbattuta a terra, poi il marocchino le è montato sopra per bloccarle le braccia. Ormai Liliana era immobilizzata e a quel punto il 49enne ha preso un cuscino e lo ha premuto con forza sul viso di lei. Liliana dopo qualche interminabile manciata di secondi ha smesso di respirare. L’uomo pensava fosse solo svenuta. Così ha preso il corpo e lo ha adagiato sul letto. «Ho capito che lui doveva passare a prenderla e abbiamo litigato. Non volevo ucciderla, non mi sono reso conto. Quando ho visto che non si muoveva pensavo che fosse solo svenuta, per quello l’ho messa sul letto. Ho provato a metterle dell’acqua sul viso, a sentire con il dito se respirava. Quando ho capito che era morta sono andato nel panico. Non sapevo che fare. Io non volevo ammazzarla» ha confessato come un fiume in piena il 49enne.
Forse, se il giorno dopo il delitto il marocchino non avesse confessato l’omicidio, il decesso di Liliana sarebbe anche passato come una morte naturale.


IL GIROVAGARE
Mahid, a suo dire terrorizzato, ha inforcato la bicicletta e ha pedalato per ore. È passato per Cittadella e anche per Bassano, dove lavora nel negozio di tappeti di un connazionale come tappezziere. Poi, stremato, ha fatto rientro a casa. La sera di mercoledì ha dormito nella sua stanza, vicina a quella di Liliana, stesa nel suo letto e ormai morta da una decine di ore. «Non ho mai chiuso occhio. Ero tormentato dal rimorso» ha ammesso con il suo avvocato. E alle 14 di giovedì ha deciso di recarsi dai carabinieri e confessare di avere ucciso, soffocandola con un cuscino, la sua donna.


GLI ACCERTAMENTI
Intorno alle 18 dell’altro ieri in caserma, è arrivato anche il pubblico ministero. L’interrogatorio di Mahid è durato fino alle 21. Il marocchino ha ammesso le sue colpe e ha sottolineato la necessità di vuotare il sacco «perché uccidere per il Corano è peccato». Oggi il 49enne dovrà comparire davanti al giudice per le indagini preliminari Maria Luisa Materia per l’interrogatorio di garanzia. Al momento è accusato di omicidio volontario ed è detenuto alla casa circondariale di Padova. Nei prossimi giorni verrà effettuata l’autopsia sul corpo di Liliana: a eseguirla sarà il medico legale Rafi El Mazloum. Intanto gli inquirenti hanno sequestrato tutti i cuscini presenti nella stanza della badante: saranno analizzati in laboratorio per trovare eventuali tracce di Dna. I carabinieri hanno anche acquisito i cellulari del marocchino e della vittima, con l’obiettivo di passare al setaccio i tabulati telefonici.


Il romeno presunto amante di Liliana sempre nel tardo pomeriggio di giovedì è stato sentito dagli investigatori. L’uomo ha dichiarato di avere avuto un rapporto di sola amicizia con la connazionale. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino