Suicida dopo essere stato sfregiato l'aggressore condannato a 4 anni

Suicida dopo essere stato sfregiato l'aggressore condannato a 4 anni
VAZZOLA - Per la famiglia della vittima era l'unico epilogo...

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VAZZOLA - Per la famiglia della vittima era l'unico epilogo possibile per avere giustizia al termine di una vicenda a dir poco tragica: quattro anni di reclusione e 15 mila euro di risarcimento da versare ai genitori e alla sorella di Fabio Rosolen, costituitisi parte civile a processo. Questa la condanna inflitta dal giudice Marco Biagetti al 31enne albanese di Marcon Valentine Jaku, reo secondo l'accusa di aver colpito al volto con un cacciavite il 42enne di Vazzola, che proprio a causa di quella lesione entrò in una spirale depressiva che lo portò a togliersi la vita il 16 gennaio del 2011. I fatti contestati all'imputato risalgono invece alla sera del 24 gennaio 2010: l'auto di Rosolen si era fermata a un semaforo e, secondo l'accusa, era stata affiancata dalla Bmw di Jaku, che gli avrebbe sfiorato lo specchietto. Da quella banale condotta di guida era nata una normale discussione tra automobilisti che sembrava destinata a finire con un paio di improperi da entrambe le parti e niente più. Invece l'imputato, che si trovava in auto con la fidanzata, scese dall'auto e colpì al volto Rosolen con un cacciavite prima di darsi alla fuga e lasciare l'uomo sanguinante sull'asfalto. Gli inquirenti, raccolta la denuncia, erano riusciti in breve tempo a risalire alla coppia e a denunciare Jaku per lesioni aggravate e violenza privata, e la fidanzata 21enne per ingiurie e lesioni in concorso (accuse poi archiviate per la donna, tra l'altro l'unica testimone oculare del fatto e resasi irreperibile). Da quella sera la vita di Rosolen cambiò letteralmente. In seguito a quel fatto venne ricoverato in ospedale e perse il colloquio di lavoro previsto per il giorno successivo. Di conseguenza, oltre a dover sopportare il dolore per la ricostruzione della mandibola, si ritrovò disoccupato e incapace di gestire una vita affettiva travagliata, peggiorata in seguito al fatto. Una situazione di precarietà professionale e personale che lo portò a dire addio alla vita impiccandosi a una trave nella rimessa dietro casa il 16 gennaio del 2011, quasi un anno dopo i fatti.
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Il Gazzettino