I cacciatori agordini si ribellano: «Non siamo delinquenti, noi controlliamo il territorio»

Distretto venatorio agordino in assemblea con il presidente Alberto Colleselli, Fabiano Nicolao e Silvia Cestaro
FALCADE «Il mondo venatorio agordino - costituito per la maggior parte da persone locali e questo rappresenta una risorsa - non può e non deve essere denigrato...

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FALCADE «Il mondo venatorio agordino - costituito per la maggior parte da persone locali e questo rappresenta una risorsa - non può e non deve essere denigrato bensì inserito in un contesto di comuni e condivisi obiettivi. Noi non siamo solo gestori della fauna cacciabile, tra l’altro poche specie, ma anche controllori e manutentori del territorio». Il messaggio è uscito chiaro e forte venerdì sera, a Falcade, nel corso del tradizionale incontro di fine anno delle 15 riserve alpine del Distretto venatorio agordino presieduto da Alberto Colleselli. Con l’occasione è stato presentato il calendario 2022 realizzato dal pittore naturalista rocchesano Fabiano Nicolao. Tra il pubblico, i consiglieri regionali Silvia Cestaro e Giampietro Possamai, i sindaci di Alleghe, Livinallongo e San Tomaso, il comandante della polizia provinciale Oscar Da Rold, le guardie in servizio in Agordino, l’ex consigliere delegato per la caccia in Provincia Franco De Bon, i recuperatori con cani da traccia e, naturalmente, i presidenti delle riserve.

POST VAIA 
«Dopo le devastazioni del nostro ambiente provocate da Vaia, consci dei cambiamenti degli habitat, delle esigenze di mantenere le biodiversità e le eccellenze delle nostre montagne, di assecondare la gestione faunistica basata su criteri di conservazione e sostenibilità, in accordo con le istituzioni preposte (Provincia e Regione) - è stato sottolineato dai membri del Distretto - vogliamo partecipare alla ricostruzione e al ripristino di tutte le attività e al lungo percorso che porterà al ritorno dei nostri ambienti naturali, con una sana agricoltura di montagna e con un turismo anch’esso sostenibile e appetibile». 

LE POLEMICHE
Per questo i cacciatori rifiutano le frequenti denigrazioni lanciate «da persone poco informate o addirittura in mala fede. Non vogliamo - è stato evidenziato - essere confusi con pochi che, spesso neppure cacciatori, di notte e in periodi di divieto commettono gravi illeciti a danno di tutti. Non vogliamo che ci si addebiti colpe non nostre come ad esempio i colpi d’arma non da caccia sui cartelli stradali che nulla hanno a che fare con i cacciatori o gli investimenti di fauna selvatica anche nel Parco nazionale Dolomiti Bellunesi che di certo non sono provocati da noi». Il riferimento va all’episodio avvenuto a fine ottobre quando ignoti spararono contro dei cartelli stradali ad Agordo e Rocca Pietore: un segnale di “stop” al bivio Pezzè-Sorarù a Rocca e un “divieto di transito” nella frazione di Don, in comune di Agordo, lungo la strada che porta a malga Framont.

IL RISPETTO 


Da qui la richiesta di rispetto per chi opera all’interno della legge. «Vanno riconosciute anche le nostre attività collaterali - ha affermato Colleselli - come la manutenzione dell’ambiente, gli sfalci in zone abbandonate, l’assistenza della fauna in difficoltà, il recupero degli animali incidentati che stiamo facendo a nostro rischio, per la collettività, senza copertura giuridica e assicurativa. Chiediamo che sia ripristinata una vigilanza provinciale adeguata che possa intervenire non solo nei periodi di attività venatoria per il giusto controllo dei cacciatori ma anche nei periodi di divieto, per la tutela di specie sensibili e contro fenomeni di bieco delittuoso bracconaggio che non devono essere addebitati ai cacciatori. Noi siamo pronti al confronto, alla collaborazione e ai sacrifici nell’interesse comune della tutela del nostro ambiente ma chiediamo rispetto e tutela della nostra dignità».
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Il Gazzettino