VENEZIA - Dal passato di uno dei gialli più intricati della cronaca veneziana, spunta un’auto nera, una Volkswagen. È un nuovo dettaglio sul mistero...
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Ora, a chiedere chiarezza e a tentare di tenere aperto il caso, è l’avvocato Roberto Continisio, il legale che segue gli interessi dei parenti di Rosalia Molin e di Paola Costantini. Continisio, lo scorso maggio, ha protocollato alla Procura di Venezia dei nuovi spunti investigativi sulla base di alcuni interrogatori avvenuti alcuni anni fa. Spunti che emergono ora.
Al centro della richiesta, alcune persone potenzialmente interessate a quanto accaduto. Le stesse che secondo l’avvocato dei famigliari delle due buranelle dovrebbero essere riascoltate. Prima di tutto per verificare il loro alibi. Ma tra le richieste c’è anche quella di identificare la fonte confidenziale, che avrebbe fornito alle forze dell’ordine degli elementi utili alle indagini. Vale a dire il fatto che le due ragazze, dopo essere arrivare a Treporti e aver salutato il fratello di Rosalia che doveva andare a lavorare in zona, scoprono che la 126 di Rosalia aveva i bulloni di una ruota svitati. In quei momenti nel piazzale della Ricevitoria si sarebbe materializzato l’ex fidanzato di Rosalia, che si sarebbe offerto di andare a recuperare dei bulloni per sistemare l’auto della donna. Ma al suo ritorno le donne sarebbero scomparse mentre alla forze dell’ordine è stato raccontato che le due donne sarebbero state sequestrate da quattro uomini e condotte in un campeggio e successivamente uccise, forse durante un tentativo di violenza sessuale.
Per questo nel gennaio del 2014 nel campeggio militare di Ca’ Vio degli esperti hanno effettuati degli scavi con dei geo-radar, ma senza riscontrare elementi utili. Alla luce di tutto ciò il legale ha chiesto che venga chiarita appunto la vicenda dello svitabulloni, uguale a quello della 126 di Rosalia che sarebbe stato nella disponibilità di una delle persone coinvolte. Ma anche per quale motivo quelle persone sapevano che zia e nipote quel giorno sarebbero sbarcate a Treporti.
«Quegli interrogatori sono stati fatti dopo una nostra richiesta – dice Continisio – per questo ho chiesto alla Procura di fare ulteriori verifiche. Le indagini sono coperte dal segreto istruttorio, mi basterebbe sapere che sono state avviate».
«Certo è - conclude il legale - che fino a quando qualcuno non ci dirà dove sono state sepolte credo che difficilmente sarà possibile trovare i resti di quelle due ragazze». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino