Le bufale dell’infermiera no vax, scatta l'indagine dell'Ordine professionale

infermiera al lavoro
BELLUNO - È una delle più grandi bufale propagandate dai no-vax: «Attenzione, i vaccini contengono cellule di feti abortiti: non fatelo!». Finché...

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BELLUNO - È una delle più grandi bufale propagandate dai no-vax: «Attenzione, i vaccini contengono cellule di feti abortiti: non fatelo!». Finché a dirlo è un cittadino non informato, la questione si chiude nel tempo in cui si è aperta. Ma se a pronunciare queste parole è un’infermiera che lavora in uno degli ospedali bellunesi, e per la quale l’Ordine ha avviato un procedimento disciplinare, allora il peso cambia completamente. Non solo per il danno enorme che provoca nel momento in cui parla con persone indecise che si avvicinano a lei per un consiglio. Ma anche nei confronti della dignità professionale della categoria che ne esce compromessa.

«Tali affermazioni – ha spiegato il presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche (Opi) Luigi Pais dei Mori – non sono conciliabili con la professione che ha scelto e quindi l’abbiamo convocata. Dopo di che il consiglio deciderà se aprire o meno un procedimento disciplinare nei suoi confronti e gli eventuali esiti».


SEGNALAZIONE
Posizioni contrarie al vaccino anti-covid, tra il personale dell’Ulss Dolomiti, erano già emerse nei mesi scorsi. Un esempio su tutti: l’intero reparto di operatrici socio-sanitarie (poi redente) di Pieve di Cadore che aveva minacciato il licenziamento pur di non vaccinarsi. In questo caso la posizione è ancora più netta e poco aderente alla realtà. «Ci è stato segnalato – ha raccontato Pais dei Mori – che questa infermiera cercava di convincere le persone assistite a non vaccinarsi, spiegando che i vaccini contenevano cellule di feti abortiti. Ora potrebbe subire un procedimento disciplinare dell’Ordine». Si tratta di uno dei 4 dipendenti no-vax sospesi sabato dall’azienda sanitaria. Sono due oss e due infermieri (tra cui, appunto, lei): «Ed è sempre l’infermiera che mi aveva diffidato dal mandare i suoi dati in Regione».


LA DIFFIDA
Era il periodo in cui era stato chiesto agli Ordini l’elenco degli iscritti, mentre alle Ulss la lista dei vaccinati. L’incrocio dei dati aveva poi permesso di scovare i no-vax. Sospesa dall’Ulss Dolomiti, l’infermiera dei “feti abortiti” rischia di ricevere un’altra sospensione da parte dell’Ordine. Di norma l’istruttoria preliminare viene curata direttamente dal presidente o, in caso di sua assenza, dal vice presidente. Dopo l’audizione del sanitario, va redatto un verbale. Sarà compito del Consiglio decidere se, in base ai fatti emersi, alle prove acquisite e alle dichiarazioni dell’iscritto, si debba avviare a suo carico un procedimento disciplinare oppure disporre l’archiviazione della pratica.


POSIZIONI ANTI-SCENTIFICHE


Nel caso in cui gli elementi raccolti non fossero sufficienti può essere chiesto al presidente di completare l’istruttoria. Altrimenti si delibera: o archiviazione degli atti, se si riconosce che i fatti non possono costituire materia di valutazione disciplinare o che il sanitario inquisito non li ha commessi, o inizio del procedimento disciplinare. Quello degli operatori sanitari no-vax è un tema molto dibattuto su cui le Federazioni nazionali di tutti gli Ordini professionali stanno per calare il pugno duro. «A livello nazionale – ha concluso Pais dei Mori – si sta lavorando a un documento inter-federativo in cui si cerca una linea comune che abbia come obiettivo il contrasto dell’uso della professione per diffondere idee anti-scientifiche». Come è accaduto, di fatto, anche in provincia di Belluno. L’infermiera, al momento, è a casa. È stata sospesa dall’Ulss Dolomiti perché non vuole vaccinarsi. E finché non lo farà, non potrà tornare al lavoro. A questa sospensione, visto ciò che avrebbe detto ai suoi pazienti, è probabile che ne seguirà un’altra da parte dell’Opi di Belluno.

 

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Il Gazzettino