TREVISO - Un fulmine a ciel sereno. Massimo Damini, vicepresidente di Asco Holding, si è dimesso dal suo incarico. Senza troppi proclami, il 19 ottobre ha fatto recapitare...
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Per dieci giorni le dimissioni sono state un argomento appena sussurrato, confinato nelle mani del presidente e di pochi altri componenti del cda. Lo stesso Damini, entrato in quota Pd e fedelissimo dell'ex segretario provinciale Enrico Quarello a sua volta membro del cda di Ascopiave, ha tentato di stoppare ogni fuga di notizie. E ieri, contattato, si è limitato a rispondere: «Sì, ho dato le dimissioni. Ma non ho altri commenti da fare». E, con grande gentilezza, ha chiuso l'argomento. Quello che invece resta aperto è il capitolo dei possibili scenari che una novità del genere è destinata a generare. Damini ha lasciato il cda proprio quando si stanno addensando all'orizzonte pesanti nuvoloni.
Il consiglio d'amministrazione è preso d'assedio. Da un lato deve fare fronte all'alto numero di sindaci che vorrebbero la fusione con Ascopiave (e non con Asco tlc come suggerito per mantenere la governance della Holding nel territorio) per entrare in Borsa e far così fruttare il proprio pacchetto azionario; dall'altro deve tenere a bada i soci di maggioranza della Plavisgas, assolutamente contrari ad espedienti di qualsiasi tipo per aggirare gli effetti della Madia. E i soci Plavisgas hanno intenzione di usare le maniere forti. Il primo atto è stato quello di denunciare al collegio dei revisori dei conti l'intero cda della Holding, con l'accusa di aver pagato con i soldi della società un avvocato incaricato di stendere un parere pro fusione con Asco tlc e la bozza delle delibera da approvare, il tutto per contrastare la linea dei soci che erano contro. Plavisgas parla addirittura di distrazione dei fondi: questo per dare l'idea del clima che governa la Holding in questi giorni. E non detto che, prossimamente, non ci sia anche altro, come denunce ed esposti variamente assortiti.
IL FRONTE DEI COMUNI
Intanto il fronte dei comuni pronti a fondere la Holding con l'Asco tlc, linea indicata dalla Lega e da una buona parte del Pd, si assottiglia. Dopo Spresiano, che ha polemicamente deciso di indicare la fusione con Ascopiave dopo aver criticato il cda per la mancanza di risposte e chiarimenti, si è accodata anche Ormelle, altro comune che non aveva approvato nulla entro la data del 30 settembre prevista dalla legge. Il 6 ottobre scorso il consiglio comunale del comune opitergino ha invece approvato la fusione con Asco Tlc ma finalizzata all'ingresso di Ascopiave. La quota dei comuni a favore della linea dura si va quindi assottigliando: a oggi forse non arriverebbe nemmeno al 40%.
IL FUTURO
In questo clima arriva quindi la decisione di Damini. Il diretto interessato come detto non parla, ma l'impressione è che la sua, al di là delle motivazioni personali, sia stata una decisione drastica dettata da una mancanza di condivisione su alcune scelte fatte dal cda. Senza contare il timore legato a una battaglia legale sempre più probabile. Il cda adesso dovrà ricomporsi. Damini verrà sostituito e la scelta del nome dovrebbe spettare ancora al Pd in base ai sottili equilibri che regolano l'assemblea dei soci. L'ipotesi più probabile è che il nome venga cooptato dal cda stesso e poi portato in assemblea per l'approvazione definitiva. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino