Paese minacciato dalla caduta dei massi: per fermarli bisogna costruire un muro

Paese minacciato dalla caduta dei massi: per fermarli bisogna costruire un muro
AGORDO - A Bries, dove il 2 febbraio è caduto in strada un masso di circa 27 tonnellate, ieri è iniziata la bonifica del versante a monte. Con l'occasione la...

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AGORDO - A Bries, dove il 2 febbraio è caduto in strada un masso di circa 27 tonnellate, ieri è iniziata la bonifica del versante a monte. Con l'occasione la Provincia, committente dei lavori, ha incontrato la ventina di cittadini evacuati per illustrare loro tempi e modalità di intervento.

 

Si tratta di un cantiere - è stato spiegato - che durerà due mesi, costerà 315mila euro e realizzerà un muro di contenimento fatto di terra lungo 120 metri, largo 7 e alto 6. Attenta e accurata, da parte del geologo Nicolò Doglioni, la fotografia di quella parte di cima del Framont che registra numerosi punti di fragilità. E dove le possibilità di altri distacchi sono alte. «L'evento - ha spiegato - riguarda una parete di roccia stratificata a banconi plurimetrici, molto dura ma fratturata. Qui, nella zona mediana, si è staccato questo singolo blocco di una decina di metri cubi, caduto lungo il pendio acquistando velocità e facendo  dei salti impressionanti. Si è scontrato con alberi e altre pietre, in parte danneggiandoli. Giunto verso valle ha incontrato un canalone che si apre a ventaglio alle spalle delle case evacuate: il masso ha girato verso destra ma poteva benissimo voltare a sinistra. Ecco perché sono state fatte liberare tutte le case alla base del pendio». L'evento in sè, per l'esperto, si è esaurito. Ma i sintomi di ulteriori distacchi ci sono tutti. «Basti pensare che sul tracciato in questione - ha sottolineato Doglioni - sono depositate varie forme di detriti, chiari eredi di crolli detti di svuotamento. Ma incastrati tra rocce e alberi ci sono anche massi di vari metri cubi: al momento sono fermi che potrebbero rimettersi in moto. Quindi, anche se non ve ne è la lampante percezione perché non tutto arriva al suolo, il settore è decisamente vivo e attivo». In precedenza l'esempio di rilievo risale al 1979 quando un'altra pietra, anche se non di queste dimensioni, si scagliò in zona contro una casa.

IL PROGETTODa un'analisi scientifica del masso e dei suoi rimbalzi, traiettorie e potenziali direttrici il geologo Doglioni ha allargato lo spettro delle possibilità ad altri possibili casi simili che si potrebbero verificare nuovamente. Ed è quindi stata individuata, quale soluzione più efficace - e con un migliore rapporto costi/benefici per la messa in sicurezza delle abitazioni sottostanti il versante - la realizzazione di un rilevato paramassi bifacciale in terre armate di altezza non inferiore a 6 metri e con uno sviluppo di circa 120 metri. Che, tradotto, significa una sorta di muro costruito in terra dove le pietre, rotolando, vi finiscono contro fermandosi poi nel vallo sottostante scavato ad hoc. «Un sistema - ha sottolineato il dirigente del Servizio provinciale difesa del suolo Pierantonio Zanchetta - che si rivela meno costoso dei paramassi e soprattutto più performante di quest'ultimi che se colpiti 1-2 volte vanno sostituiti o riparati, pesando molto sulle casse del Comune che sarà poi il responsabile della manutenzione». «Alla luce di tutto ciò - ha sottolineato il consigliere provinciale delegato alla difesa del suolo Massimo Bortoluzzi - si è ritenuto quanto mai urgente provvedere inderogabilmente al ripristino delle condizioni di sicurezza dell'abitato e della viabilità, con un intervento di difesa del versante mediante posa di protezioni cosiddette passive a valle, in prossimità della zona urbana ma al contempo poste a debita distanza dagli elementi vulnerabili». Per i prossimi due mesi, quindi, i residenti di Bries resteranno fuori casa. Così come interdetta rimarrà la viabilità lungo la strada regionale 203 Agordina, con la deviazione del traffico lungo la tangenziale di Agordo. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino