Branchi di lupi triplicati in provincia di Belluno: in tre anni sono passati da 6 a 20

I branchi di lupi sono aumentati in provincia di Belluno
BELLUNO - Tre anni or sono i branchi in provincia di Belluno erano 5 (fra i 5 ed i 6 per l’esattezza). Lo scorso anno il loro numero era triplicato: erano 17. Ora la Polizia...

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BELLUNO - Tre anni or sono i branchi in provincia di Belluno erano 5 (fra i 5 ed i 6 per l’esattezza). Lo scorso anno il loro numero era triplicato: erano 17. Ora la Polizia provinciale stima che i branchi siano fra 17 e 20. Per quanto riguarda il numero degli esemplari, in tutta la provincia si ritiene che gli animali siano fra gli 80 e i 150, secondo un tasso di crescita in linea con quanto dice la letteratura scientifica. Ma la percezione della crescita è allarmante soprattutto da parte degli agricoltori alle prese con le predazioni. Ed è così che la Confederazione Italiana Agricoltori (Cia) chiede urgentemente un intervento: «Subito l’attuazione di un piano di contenimento urgente di questi animali».

IL CENSIMENTO
In tutto il territorio italiano sono stimati 3.307 (tra 2.945 e 3.608) lupi. Questo era il risultato dell’ultimo censimento 2022 nell’ambito del progetto “Life WolfAlps Eu”. Numeri che ora vanno rivalutati con una nuova rilevazione. Palazzo Piloni informa che sta organizzando il censimento 2023/24 inserito, nel programma Wolfalps. Si avranno così dati precisi della situazione nel Bellunese.

PREDAZIONI
Poi il capitolo più spinoso. In Veneto, dal 2017 al 2020, le predazioni registrate nelle province di Verona, Vicenza, Belluno e Treviso sono state 868. Ancora: sino ad inizio ottobre le predazioni di quest’anno in provincia erano state 100, 50 delle quali in Alpago; 343 i capi predati, 248 nella sola conca; i soli ovini ovini predati in provincia erano stati 246, 224 dei quali in Alpago. 

GLI AGRICOLTORI
E in particolare sugli attacchi del lupo in Alpago, interviene anche la Cia Agricoltori di Belluno che difende gli allevatori alpagoti. «Sosteniamo con forza - osserva il presidente di Cia Belluno, Rio Levis - la posizione del sindaco di Chies d’Alpago, Gianluca Dal Borgo: l’unica soluzione è l’attuazione di un piano di contenimento urgente di questi animali». Per evitare equivoci, Cia Belluno precisa ulteriormente, «La situazione è fuori controllo. Ormai è diventato un problema di pubblica sicurezza dato che il lupo potrebbe aggredire anche l’uomo». 

IN PRIMA LINEA
Poi Levis si schiera a fianco degli agricoltori. «Soprattutto respingiamo con veemenza le accuse di chi, come il divulgatore scientifico Cristiano Fant, accusa di incompetenza gli agricoltori su un tema che, nostro malgrado, conosciamo benissimo. Così come conosciamo le leggi che regolano la materia». Il presidente Levis ricorda: «Da anni gli imprenditori agricoli bellunesi si sono dotati di specifici sistemi di prevenzione quali, ad esempio, i recinti con rete singola e doppia e i cani da guardiania. Le organizzazioni agricole hanno portato avanti adeguate attività di informazione sulle modalità di installazione delle reti alte. In ogni caso, le greggi non vengono lasciate incustodite, ma sono costantemente presidiate dagli allevatori, anche nottetempo». Infine ricorda un concetto più volte ribadito: «Il lupo, che è un animale intelligente, continua però ad entrare nelle recinzioni e a perpetuare predazioni. Anche le aziende agricole maggiormente strutturate, che utilizzano un mix di sistemi di prevenzione, hanno subìto pesanti predazioni nell’anno in corso». «Per questo auspico – conclude Levis - che il divulgatore scientifico Fant venga ai prossimi incontri sull’argomento che saranno organizzati da Cia Belluno, in collaborazione con gli allevatori locali e le Istituzioni. Ci auguriamo di avviare un confronto diretto per risolvere tale criticità». Nel frattempo Fant sarà protagonista a sua volta di un appuntamento in calendario venerdì 1° dicembre quando sarà presente nella sala consiliare di Refrontolo, in provincia di Treviso, per una serata informativa dal titolo “Con il lupo si può convivere” di cui sarà relatore. 

IL PRESIDIO


Sulla questione interviene anche Daniele Saviane, presidente della Riserva di caccia di Puos, che afferma: «Proprio venerdì scorso ho parlato con alcuni agricoltori di Sitran che ha le pecore Paludi e mi hanno detto che non ce la fanno più. Mi hanno spiegato che di notte devono dormire all’interno della roulotte come misura preventiva contro la predazione. Si alternano: una notte la fa il titolare, una gli operai, che però deve pagare e quindi si aggiungono costi a costi. È questo l’unico modo per tenerli lontani, perché i lupi non hanno più paura nemmeno di noi». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino