Bottecchia, bici smontate e import sottocosto dalla Cina: a processo gli ex vertici

L'accusa è contrabbando aggravato e falso in atto pubblico

Bottecchia, bici smontate e import sottocosto dalla Cina: a processo gli ex vertici
VENEZIA  - Bici smontate e fatte arrivare a pezzi in Italia dalla Cina per aggirare i dazi doganali. Per quest’accusa - di contrabbando aggravato e falso in atto...

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VENEZIA  - Bici smontate e fatte arrivare a pezzi in Italia dalla Cina per aggirare i dazi doganali. Per quest’accusa - di contrabbando aggravato e falso in atto pubblico - sono stati rinviati a giudizio gli ex vertici della Bottecchia, la storica azienda (di origini trevigiane) leader nel settore delle bici, di recente passata di proprietà, dopo l’incendio della sua sede di Cavarzere. Lo ha deciso ieri - 28 marzo - il giudice per l’udienza preliminare di Venezia, Maria Rosa Barbieri, accogliendo la richiesta del sostituto procuratore Donata Costa, dell’Eppo (European public prosecutor’s office) che ha coordinato le indagini del nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza e Ufficio delle dogane. A processo andranno l’ex titolare della società, Diego Turato, e il manager Marco Sguotti, già responsabile delle vendite. Imputata la stessa società, in base alla norma sulla responsabilità penale delle aziende in caso di reati commessi dai suoi dipendenti.

Stando alla ricostruzione dell’accusa la storica società, diventata famosa nel mondo per aver prodotto la “Graziella”, avrebbe escogitato un modo per aggirare i dazi doganali “antidumping”, quelli inseriti dall’Europa nel 2018 per cercare di arginare le importazioni sottocosto alla Cina. In questo caso, l’oggetto del contendere sono le biciclette elettriche, il cui import è soggetto a dazi solo si tratta dell’articolo completo, esenti i ricambi. Ebbene, la Bottecchia si sarebbe fatta spedire le biciclette scomposte, con lotti differenti, per poi assemblarle una volta arrivate in Italia. Un sistema che negli ultimi quattro anni avrebbe consentito alla società di Cavarzere di evadere dazi ben 2.174.922 euro.

UDIENZA DIBATTUTA
Numeri e ricostruzione contestati ieri dalla difese che con gli avvocati Alessandro Traversi, Andrea Ciani e Pietro Bellante hanno chiesto il proscioglimento dei due imputati e della società. Le singole importazioni, a detta dei difensori, non andrebbero sommate, ma considerate separatamente e in questa forma non supererebbero i 100mila euro, soglia di punibilità per il reato di contrabbando. La Bottecchia, poi, non si sarebbe limitata ad un mero assemblaggio dei pezzi, ma avrebbe caratterizzato con le sue lavorazioni il prodotto finito.

Una tesi contro l’altro che a questo punto si confronteranno in dibattimento. La data della prima udienza non è ancora stata fissata. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino