Botte alla moglie: porta iella perché all'altare fu accompagnata dallo zio

Botte alla moglie: porta iella perché all'altare fu accompagnata dallo zio
FELTRE - Nell'era planetaria dell'integrazione impartita urbi et orbi, capita di ascoltare un processo nel quale una moglie viene accusata dal marito, entrambi africani e...

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FELTRE - Nell'era planetaria dell'integrazione impartita urbi et orbi, capita di ascoltare un processo nel quale una moglie viene accusata dal marito, entrambi africani e di confessione cristiana, di portare sfortuna alla famiglia. Il motivo? Semplice: ad accompagnarla all'altare fu lo zio e non il padre. E giù botte e insulti, con le mani, con la sedia e anche con la chitarra. La costringeva anche a leggere la bibbia a voce alta, in particolare l'illuminante versetto in cui si dice che il capo della donna è l'uomo (Corinti 11:3, Efeso 5:23). Lei andò persino dal parroco del paese per farsi spiegare se davvero il caso dello zio all'altare potesse essere foriero permanente di sventure. Non si sa cosa abbia risposto il reverendo.

Il protagonista di un incredibile processo svoltosi ieri in tribunale a Belluno, è un 40enne, di professione suonatore (di jazz), da molti anni residente a Feltre. È accusato di maltrattamenti alla moglie, oggi ex, e alla figlia. Pantaloni a vita bassa, che lasciavano fuori mezzo fondoschiena di notevole stazza, l'uomo, tutto treccine e furore, si è reso protagonista di un vero show durante il quale ha tentato di convincere il pubblico ministero, Simone Marcon, che «non è giusto che sia uno zio ad accompagnare la sposa all'altare se il padre è ancora in vita».
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Il Gazzettino