Il boss della cocaina, capo del clan albanese, col reddito di cittadinanza

Il capo clan Kol Bushpepa, boss della cocaina
VENEZIA È milionario. Ma nullatenente. E non solo dichiara zero al Fisco italiano, ma non figura avere alcuna proprietà personale. Infatti vive in una casa in...

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VENEZIA È milionario. Ma nullatenente. E non solo dichiara zero al Fisco italiano, ma non figura avere alcuna proprietà personale. Infatti vive in una casa in affitto e lavora come semplice barista a Venezia. In compenso l'albanese Kol Bushpepa, ritenuto il capo della banda di albanesi specializzata nello spaccio di cocaina a Mestre e Venezia, risulta aver incassato l'anno scorso 580 euro dallo Stato italiano. Probabilmente si tratta di reddito di cittadinanza, ma potrebbe pure essere una cassa integrazione visto che il bar di Dorsoduro nel quale figura lavorare, è chiuso da un bel po' per via del Covid. 


LE ORIGINI

Ma Bushpepa, 40 anni, in realtà non solo è milionario in euro visto che ogni anno si metteva in tasca una dozzina di milioni con la sola coca, ma quei milioni di euro li ha investiti e bene visto che possiede due B&B a Mestre che però non gli sono stati sequestrati perchè l'acquisto è avvenuto in epoche lontane dall'inizio delle indagini e quindi non c'è la prova provata, secondo il Giudice per le indagini preliminari che ha trattato il caso, che li abbia acquistati con i proventi del traffico di cocaina. Eppure quella famiglia di albanesi gravitante soprattutto nella zona di Carpenedo, di cui fa parte Kol Bushpepa, è notissima da sempre a Mestre perché una decina di anni fa si occupava soprattutto di marijuana, che spacciava nella zona del parco della Bissuola, mentre adesso risulta specializzata soprattutto in cocaina, anche se ovviamente continua a trattare ancora pure marijuana ed eroina visto che rifornisce da sempre i tunisini che spacciano nella zona di Marghera e della stazione ferroviaria di Mestre - mentre i nigeriani sono autonomi e solo in rare occasioni comperano dagli albanesi. 


RETE FAMILIARE 

Insomma Kol Bushpepa fa parte di una rete familiare del crimine che in realtà è una holding dello spaccio da almeno quindici anni e che ultimamente si è buttata pure sugli investimenti. Soprattutto strutture ricettive, che permettono a loro volta di fare ulteriori quattrini in nero visto che i turisti spesso e volentieri pagano in contanti. Del resto pare proprio finito il tempo delle rimesse di denaro verso l'Albania, quando bisognava reinvestire nella coltivazione di marijuana sulle montagne d'Albania dove veniva prodotta una maria particolarmente apprezzata dai consumatori e finanziare la rete di trasporto dello stupefacente dall'Albania all'Italia. Fatti i soldi con la maria, la famiglia albanese di cui fa parte Kol Bushpepa, con parenti, amcici e conoscenti, tutti albanesi, si è buttata da un bel po' anche sulle droghe pesanti, che permettono ricavi molto più elevati della marijuana, forte del fatto che Mestre è una piazza molto importante per lo smercio di sostanze stupefacenti come dimostrano le indagini di polizia e, ancor di più, le morti per overdose che hanno fatto di Mestre una delle capitali della morte per eroina. E gli albanesi da tempo del resto possono ormai contare su una rete efficiente di approvvigionamento della droga. Addirittura per la cocaina hanno ormai i loro broker che acquistano in America latina direttamente dai cartelli dei narcotrafficanti e ultimamente la mafia albanese è diventata talmente forte che sta addirittura rifornendo la ndrangheta che da sempre aveva il monopolio dello spaccio di cocaina in tutto il Nord Europa. Gli albanesi infatti pare che riescano a comprare a prezzi stracciati e a garantire il recapito della coca direttamente sul posto. Ecco, la Squadra Mobile di Venezia guidata da Giorgio Di Munno ha messo le mani su questo gruppo di criminali albanesi, grossisti dello spaccio, che, dopo aver inondato Mestre e Venezia di stupefacenti, sta inondando Mestre e Venezia di tonnellate di soldi.

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Il Gazzettino