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VENEZIA - Per proteggere se stessi e i propri clienti durante i tour, le guide turistiche hanno ideato una chat in cui si passano le informazioni sui luoghi che è meglio evitare di passare per evitare brutte sorprese. D’altronde, vedersi derubati del portafogli significa perdere i documenti d’identità con le carte di credito ed andare incontro a grandi difficoltà nel ripartire verso altre mete o rientrare a casa. Le guide questo lo sanno bene: la piaga dei furti a Venezia rischia di essere un boomerang per l’immagine della città e della sua sicurezza agli occhi del mondo.
CITTÀ NON PRESIDIATA A DOVERE
«Ho visto un borseggio in diretta la scorsa settimana - racconta Stefano Croce, per sei anni presidente dell’associazione Guide turistiche e oggi vicepresidente (la nuova presidente è da un paio di mesi Carlotta Vincenti) - ai danni di una turista americana. Ho sentito un urlo. Era la borseggiatrice stessa, placcata da un altro americano che l’ha portata davanti alla vittima la quale non si era accorta di niente.
LA CHAT
«Devo spiegare che a Venezia ci sono borseggiatori - continua - e spiego ai clienti il motivo per cui passiamo lontano da quel posto. Io le vedo, le borseggiatrici. Altre le vedono i colleghi e così ci scriviamo “Occhio a passare sul ponte de la Cortesia”, “attenzione in calle dei Specieri”, “bande a San Zulian”. Ci muoviamo come in un percorso ad ostacoli. D’altronde negare il fenomeno non aiuta, perché è generalizzato: mia moglie è stata derubata tre giorni fa, mia suocera tre mesi fa. E questo solo tra i miei cari. È per questo che cerco e cerchiamo in tutti i modo di evitare quai. Un turista senza documenti è una figura terribile per la città: ricordiamo cosa è successo alla ministra della Cultura del Brasile, che voleva viaggiare in vaporetto “come i veneziani”. Chi viene derubato deve passare, spesso con la guida, ore al posto di polizia e poi alla fine dice “Non verremo mai più qui”. La sicurezza della quotidianità - conclude - sta diminuendo e non ho la sensazione che la città sia più presidiata del solito».
Ciò che dicono le guide conferma quello che documentano tutti i giorni i Cittadini non distratti, che oltre a sventare borseggi, quotidianamente recuperano fior di portafogli e documenti che vengono gettati via dalle bande dopo aver pescato i contanti (che spesso sono tanti). «Ce ne sono a decine già dalla mattina - dicono - e come speso capita, quando avvisiamo le forze dell’ordine e chiediamo di intervenire, ci fanno l’interrogatorio. Così non va». Ieri ad esempio, la città era invasa dalle bande di borseggiatrici e sono tornate figure storiche, tra cui “Sbessoetta”, quello che si era denudato ai piedi del ponte di Calatrava in segno di sfottò. Ieri scatolettisti sul ponte della Paglia e sul ponte di Rialto, luoghi che dovrebbero essere presidiati. È poi capitato di vedere anche l’ennesimo ciclista a San Marco. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino