Boris Pahor soffia 106 candeline: letture in piazza per festeggiarlo

Boris Pahor soffia 106 candeline: letture in piazza per festeggiarlo
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TRIESTE - Lo scrittore triestino di lingua slovena Boris Pahor soffia 106 candeline. Ha raccontato cent'anni di storia nei suoi libri. E' stato testimone diretto delle discriminazioni verso la sua minoranza, quella slovena, e della deportazione durante la Seconda Guerra Mondiale. Soprattutto ha parlato con i giovani, perché "non dimenticassero". In particolare, il Comitato Pace Convivenza e Solidarietà Danilo Dolci e l'Ente Italiano per la conoscenza della lingua e della cultura Slovena hanno annunciato che oggi alle 18:30 in piazza Oberdan si terrà un brindisi di auguri con alcune letture del libro «Piazza Oberdan». Per l'esattezza, il brindisi si svolgerà davanti alla fontana dove si trova l'installazione artistica «Cantico dei cantici» di Marcello Mascherini dedicata ai «fidanzatini» e che ricorda la morte del ventenne Pino Robusti in Risiera. Pahor rappresenta «per noi triestini una parte significativa

della storia della nostra città, uno dei pochi testimoni ancora in vita che ha partecipato attivamente a un secolo di storia della nostra città e non solo», commenta il Comitato. In caso di maltempo l'evento si svolgerà sotto i portici del n 4 di Piazza Oberdan, dove proprio Pahor fu rinchiuso e interrogato dai nazisti in quanto antifascista, per poi essere trasferito ad Auschwitz.


Sono circa una trentina le opere firmate da Pahor, scrittore polemico, ma sempre coerente e grande testimone di libertà. Nato il 26 agosto 1913, a 7 anni dal colle di Scorcola vide il rogo del 'Narodni dom', il palazzo simbolo degli sloveni a Trieste. Un momento che resterà per sempre impresso nella memoria e che segnerà la svolta, l'inizio di tutto. Oggi più che mai Pahor rappresenta la memoria storica del '900. Nei suoi libri sono custoditi le tragedie e gli orrori vissuti, perché, appunto, non si perdano. Somparsi Gillo Dorfles nel marzo 2018 a 108 anni, e Andrea Camilleri, a 93 anni nel luglio scorso, oggi rimane forse l'ultimo Grande Vecchio, colui che, in qualche modo, incarna il '900. Nato sotto Francesco Giuseppe, Pahor, convinto europeista, oggi sottolinea l'importanza dell'Ue: «E' preziosa». Lanciando un monito: «Penso che la storia possa tornare». E una preoccupazione riguardo all'Ungheria. Per il compleanno di Boris Pahor sono previste celebrazioni anche a Lubiana.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino