Dodici abitanti e vecchie fontane, ma borgo Iainich vuole rinascere

Il borgo di Iainich a San Leonardo
SAN LEONARDO (Udine) - Negli anni Cinquanta Iainich contava 72 residenti; oggi ne sono rimasti solo 12, ma in questo piccolo paesino delle Valli del Natisone, nel comune di San...

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SAN LEONARDO (Udine) - Negli anni Cinquanta Iainich contava 72 residenti; oggi ne sono rimasti solo 12, ma in questo piccolo paesino delle Valli del Natisone, nel comune di San Leonardo, c'è voglia di rinascita, e si vede: accanto ad alcune abitazioni in rovina, ce ne sono altre, molto grandi, che sono state ristrutturate o che sono in fase di recupero, nel rispetto dell'architettura tipica della zona.

 

Vecchie fontane 
La storia di questo abitato è simile a quella di tanti altri piccoli centri delle Valli del Natisone, con tante case, stalle e chiese, ma pochi residenti, perlopiù anziani. In paese, a Iainich, fino alla prima metà del secolo scorso, c'erano due fontane che si usavano per abbeverare le mucche e che sopravvivono ancora, a memoria, anche se sono un po' rovinate. Portare gli animali alle due fonti era un'occasione per incontrarsi e per parlare, fra i paesani. La sera i bambini giocavano insieme in paese e le porte di tutte le case erano tutte aperte; non era come è oggi.

Il bar dopolavoro
Esisteva un solo bar che chiamavano "dopolavoro": lì si pagavano le tasse sul vino e si poteva bere un buon bicchiere in compagnai. Oggi non ci sono negozi o locali pubblici: per bere il caffè bisogna andare ad Altana, dove è attiva una vecchia trattoria tipica. Tutte le famiglie avevano animali domestici: galline, conigli, pecore, maiali e mucche. La lana tosata delle pecore veniva lavata e veniva portata a Cividale del Friuli per essere venduta, in cambio di gomitoli. Si coltivava soprattutto mais che poi si portava al mulino di Merso per ottenere la farina per la polenta e il cibo per le galline.

Le famiglie di un tempo 

Allo sfalcio dei prati partecipava tutta la famiglia, bambini compresi; chi era troppo anziano, invece, restava a casa a preparare il pasto. La colazione dei giorni di lavoro era molto ricca: alle otto del mattino si mangiava polenta e spezzatino per avere sufficienti energie per la dura giornata lavorativa. Quando arrivavano ospiti, la padrona di casa ammazzava un coniglio o una gallina e preparava il pasto. Il frigo, quando c'era, era vuoto: pranzo e cena si mettevano insieme con quello che quello che c'era in casa. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino