Bordello aperto durante la quarantena da coronavirus. «Trenta, quaranta clienti al giorno in una casa per appuntamenti, durante il lockdown? È un problema grave....
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Mestre, bordello aperto in quarantena motore del virus? Controlli sanitari sui clienti
«Il rapporto mercenario, in un contesto promiscuo, al tempo del coronavirus pone una questione molto delicata. Infatti, il rapporto sessuale comporta un'enorme produzione di goccioline di saliva a distanza ravvicinata che, com'è noto, è il primo volano per il contagio. Che ci sia stato tutto questo movimento non può che far preoccupare». Scoperta la casa per appuntamenti, ora sono indagati la maitresse, una donna di 35 anni, e un suo collaboratore di 42. Per mesi hanno fatto affari d'oro per il semplice fatto che la concorrenza era stata messa fuori gioco dalla pandemia e dalla totale chiusura determinata per contenere il rischio di contagio. Loro, noncuranti, sono invece andati dritti per la loro strada accogliendo una media di trenta, quaranta clienti al giorno per prestazioni offerte da cinque donne tra i 30 e i 50 anni, che andavano dai 50 ai 500 euro. Un via vai che ha fatto scattare l'indagine. Ora, però, oltre all'aspetto penale c'è da considerare anche quello sanitario.
Il bordello di Mestre, affari d'oro in quarantena: 40 clienti al giorno e prestazioni fino a 500 euro
«La prima considerazione, potremmo dire annota Raise è che l'emergenza Covid-19 fa chiudere i commerci leciti, ma non riesce a far chiudere attività illecite, di questo genere, che in un contesto pandemico diventano estremamente rischiose. La presenza del coronavirus, infatti, è un fattore di rischio elevato, tanto più che queste persone poi ritornavano dai loro congiunti: le statistiche dicono che il 25% delle infezioni avvengono in un contesto intrafamiliare, per cui chi vive accanto a questi signori potenzialmente potrebbe anche aver contratto l'infezione senza neanche sapere come». Raise spiega che «per quanto concerne le malattie sessualmente trasmissibili, come l'Hiv, la sifilide, la gonorrea, in un rapporto non protetto con il Covid-19 non c'è un rischio maggiore rispetto a una condizione non pandemica. Ma l'aver consumato in un ambiente promiscuo nelle settimane del lockdown ha certamente aumentato la possibilità di contagio da coronavirus, specialmente con questi numeri. Chi ha frequentato questo posto ed è sintomatico vada subito dal medico e si sottoponga al tampone e al test sierologico: i più esposti, ovviamente, sono quelli che ci sono andati nelle ultime due settimane. Chi, invece, è ora asintomatico, faccia comunque il test sierologico per verificare la situazione propria e a cascata delle persone con cui è stata a contatto». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino