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ROVIGO - Attentati esplosivi che potevano seminare morte e potevano uccidere anche dei bambini. Colpevoli solo di essere stranieri. Perché a muovere la mano di chi ha piazzato le bombe a Borgo Fiorito di Adria e al Villaggio Tizè di Rosolina è stato il razzismo. Questa l'ipotesi formulata dalla Procura che nell'ambito delle indagini per l'ipotesi di delitto contro la pubblica incolumità, l'articolo 422 del Codice penale incentrato sul reato di strage, ha chiesto e ottenuto dal giudice per le indagini preliminari l'emissione di una misura cautelare nei confronti di tre giovani bassopolesani: S.N. 23 anni, residente a Porto Viro, M.T. 21 anni,residente a Taglio di Po, e T.C. 22 anni, residente a Loreo, accusati di aver piazzato la bomba artigianale esplosa verso le 22 del 31 marzo scorso davanti al portone del palazzo in via Dogana 20, a Borgo Fiorito, nella frazione adriese di Cavanella Po, dove vivono stranieri di ogni provenienza, e di aver lanciato, all'alba del 29 luglio, verso le 4, tre ordigni nel villaggio Tizè di Rosolina Mare, ugualmente abitato da stranieri. Il gip Nicoletta Stefanutti ha accolto la richiesta emettendo un'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari per i tre giovani, incensurati, riqualificando l'accusa nell'ipotesi di reato «di tentato omicidio plurimo con dolo diretto alternativo rispetto ad eventi letali o gravemente lesivi per gli abitanti della palazzina concorrente con esplosione di ordigno esplosivo al fine di incutere timore o di suscitare tumulto o pubblico disordine o di attentare alla sicurezza pubblica», oltre che di detenzione e porto in luogo pubblico di ordigno esplosivo. Perché quelle bombe avevano un obiettivo preciso: gli stranieri.
INCHIESTA DIFFICILE
Con le indagini, delegate al Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Adria, sono emersi, spiega la Procura, «i moventi delle condotte con rilevanza penale, ritenuti essere anche di natura xenofoba». È stata appurata anche una capacità di organizzare altri atti violenti «con modalità professionali» come coprire la targa dell'auto, indossare passamontagna, studiare percorsi non coperti da telecamere, procurarsi con facilità gli esplosivi, ma anche gli abili tentativi di inquinare le indagini costruendosi falsi alibi e contattando un carabiniere per avere notizie sulle indagini.
Il Gazzettino