Maxi-ordigno nel cantiere dell'Università. Mestre verso il bomba-day

MESTRE L’hanno trovata venerdì mentre stavano scavando per realizzare le fondamenta di uno dei nuovi edifici del campus universitario di Ca’ Foscari, in via...

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MESTRE L’hanno trovata venerdì mentre stavano scavando per realizzare le fondamenta di uno dei nuovi edifici del campus universitario di Ca’ Foscari, in via Torino. E quando se la sono vista davanti agli occhi, quasi non ci hanno creduto: sotto il loro sguardo, al centro di un cratere sul quale poco prima stava lavorando una benna, c’era una bomba americana da 500 libbre - cioè 226 chili - della seconda guerra mondiale. Inesplosa. Un ordigno identico per dimensioni e tipologie a quello trovato il 15 gennaio in un cantiere di via Ferraris a Porto Marghera e fatta brillare il 2 febbraio al largo del Lido. 

La prima chiamata, gli operai l’hanno fatta alle forze dell’ordine veneziane che hanno girato l’allarme a Legnago agli artificieri dell’ottavo Reggimento genio guastatori paracadutisti Folgore, gli stessi uomini che hanno sminato e consegnato alla storia la bomba di gennaio. Sono stati loro a raggiungere il cantiere di via Torino già venerdì pomeriggio e mettere in sicurezza l’ordigno per dare così inizio all’intera catena di operazioni che, passando per un primo disinnesco, si chiuderà con il brillio della bomba, in una giornata molto simile a quella vissuta da Mestre e da Venezia a inizio febbraio.
LE CARATTERISTICHE La bomba, seppur inesplosa, è in funzione. Così come la sua gemella scoperta mesi fa a Marghera, ha ancora la carica attiva. Per questo si è reso necessario l’intervento dell’ottavo Reggimento che ha impedito l’esplosione dell’ordigno. Non si è trattato di un disinnesco, quello avverrà dopo, ma la bomba adesso è sicura. Nello stesso tempo il cantiere del campus è stato messo ancora di più in sicurezza con un servizio di guardiania costante. 
La bomba da 500 libbre, che racchiude 129 chili di tritolo in novanta centimetri di lunghezza, 35 di diametro, assieme a quelle da 1.100 libbre, era tra le più grandi sganciate dagli aerei statunitensi: ordigni in grado di distruggere un intero quartiere. Possibile, però, che l’obiettivo del bombardamento fosse la ferrovia per Venezia, distante poco più di un chilometro dal punto nel quale la bomba è caduta senza deflagrare. Restando sepolta per oltre settant’anni e tornando dal passato soltanto venerdì scorso nel bel mezzo di un cantiere. Con ogni probabilità, le due bombe - cadute una a destra e una a sinistra della ferrovia - erano anche state sganciate assieme, durante la stessa missione area con l’obiettivo di tagliare ogni via di comunicazione. Come mai non sia esplosa, è quanto si chiedono un po’ tutti. Due le ipotesi principali: difetti di fabbricazione o una quota di sgancio dell’aereo troppo bassa, tale da non far scattare le spolette all’impatto con il suolo.
LA PROCEDURA Sarà la Prefettura a coordinare tutti gli interventi attraverso una serie di tavoli tecnici che prenderanno vita, con ogni probabilità, una volta chiuso il capitolo delle elezioni. Anche perché tutto lascia pensare che si vada incontro ad un nuovo bomba-day, con un’importante area di Mestre da evacuare per far brillare la bomba. Che, come successo per la gemella di Marghera, non verrà quasi sicuramente fatta esplodere sul posto. 

Una volta individuata la procedura, si rimetterà in moto quella stessa macchina che aveva funzionato in maniera così efficiente a febbraio, separando fisicamente Mestre e Venezia una dall’altra. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino