Pizze e kebab, scoppia la guerra della tassa rifiuti fra la terraferma e Venezia

Pizze al taglio e kebab della terraferma in difficoltà per le bollette Tari
MESTRE - Quel è il problema più impattante per le pizzerie al taglio, kebabbari e in generale tutto quello che si definisce “fast food” a Mestre e...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

MESTRE - Quel è il problema più impattante per le pizzerie al taglio, kebabbari e in generale tutto quello che si definisce “fast food” a Mestre e terraferma? Non la bolletta del gas o della luce, ma la Tari, la tassa dei rifiuti. Questo tipo di attività, infatti, paga la tariffa di gran lunga più elevata su tutto il territorio comunale. Confrontata con quello che pagano le attività insediate nei comuni limitrofi della cintura urbana, poi, si parla tranquillamente di multipli. In soldoni, chi ha un’attività di questo tipo sul Comune di Venezia paga cifre astronomiche.


 

VENEZIA E TERRAFERMA
Ora, però, con la crisi energetica, c’è chi ritiene un trattamento del genere vessatorio, soprattutto perché il paragone tra Venezia e la terraferma (che pagano esattamente uguali) non regge. A Venezia kebab e pizze al taglio sono spuntate come funghi, vivono di turismo soprattutto e contribuiscono (involontariamente) allo spargimento di enormi quantità di imballaggi sul suolo pubblico, dovuto alla scarsa educazione degli avventori e anche alla distribuzione non omogenea di cestini sul territorio. A Mestre, però, il mercato turistico quasi non esiste e i clienti sono per lo più o residenti che portano il cibo a casa e lì smaltiscono gli involucri, oppure di persone che consumano sul posto.
La Confartigianato di Mestre ha provato più volte ad intavolare un discorso col Comune, per chiedere di differenziare tra Mestre e Venezia, come accade per ristoranti e pizzerie normali. Finora non è andata bene e gli operatori cominciano ad essere esasperati.
«È diventato molto impegnativo per le nostre attività l’avere bollette del genere - commenta Rudi Scandagliato, che è anche vicepresidente degli alimentaristi della Cgia - si parla di 54 euro al metro quadro. Sono tanti soldi, specie quando nei comuni vicini pagano un terzo o un quarto. L’ultima mia bolletta è di poco meno di 2mila euro di Tari, quasi 8mila in un anno per una pizzeria al trancio. In terraferma perché una tariffa così punitiva. In certi momenti viene da pensare di andare via da Mestre se non ci sarà una tariffa differenziata».
 

IN DIFFICOLTÀ
Si parla di un centinaio di operatori che sentono il cappio chiudersi attorno al collo.
Alfredo Faralli ha un pizza da taglio e da asporto di 26 metri quadri a Favaro e considera ingiusto pagare una Tari come se fosse dietro piazza San Marco.


«A Favaro lavoro con mia moglie e mio figlio - spiega - ho una clientela residente che si basa sulla qualità del prodotto che porta a casa. Venezia ha parametri e clienti diversi. Con la crisi in atto la Tari così alta ci mette in difficoltà. Cosa dobbiamo fare, incatenarci in Comune?». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino