Caro energia e bollette "pazze", alle Cartiere del Polesine in 6 mesi conto da 44 milioni per gas ed elettricità

Aumenti dei costi dell'energia, a rischio gli approvvigionamenti per le aziende: Eni e Shell non garantiscono certi tipi di forniture. Il caso della famiglia Scantamburlo a Cavanella Po

Caro energia e bollette "pazze", il caso delle Cartiere del Polesine
ADRIA (ROVIGO) - Nove milioni di euro a luglio, 4 volte di più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. In sei mesi 44 milioni contro gli 11 del 2021. Questo il...

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ADRIA (ROVIGO) - Nove milioni di euro a luglio, 4 volte di più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. In sei mesi 44 milioni contro gli 11 del 2021. Questo il conto, salatissimo, tra costo del gas e dell'energia elettrica, che è stato recapitato ad una delle aziende leader del territorio tra Adige e Po, le Cartiere del Polesine della famiglia Scantamburlo, società con 115 milioni di fatturato medio e 170 dipendenti; 120 invece gli occupati dell'indotto, quasi tutti polesani, 350 mila le tonnellate di carta lavorata e 300 mila di carta finita.



Nello stesso periodo dello scorso anno l'azienda di Cavanella Po (Rovigo), numero uno a livello nazionale nel settore, per il proprio fabbisogno energetico, aveva speso solo 2 milioni e 350 mila euro. Questo vero e proprio salasso inciderà e non poco sulle prossime politiche aziendali. La riapertura a settembre però non è a rischio, come spiega il presidente del consiglio di amministrazione della società per azioni, Luciano Scantamburlo. «La situazione è complicata - premette - ma sono fiducioso e possibilista che si possa trovare una soluzione. Abbiamo già interessato Confindustria e ci stiamo muovendo per risolvere questo problema. Non riguarda solo noi, ma tutte le aziende energivore».

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Aumento dei costi di energia e gas

Conferma presidente che a luglio, tra gas ed energia, vi sono arrivate fatture per nove milioni di euro? «Anche molto di più, se non erro. I costi del gas soprattutto sono esorbitanti, impossibili da sostenere. A luglio infatti avevamo già fermato una linea produttiva, lasciando attive le altre tre per la realizzazione di carta ondulata per imballaggi. Le bollette di gas e energia elettrica non sono neppure relative al funzionamento a pieno regime. In questo periodo poi la produzione è ferma. Abbiamo anticipato infatti il periodo della manutenzione annuale. In settimana valuteremo le mosse da fare. Penso che andremo, come prima cosa, ad aggiornare inevitabilmente i listini dei nostri prodotti».


Aziende a rischio stop energia


È vero che al momento non riuscite a trovare un contratto per la fornitura di gas? Eni vi avrebbe comunicato di non poter garantire la fornitura, di cui la vostra azienda ha bisogno per operare, mentre le altre società vi avrebbero chiesto un mese di pagamento anticipato ed una fideiussione dello stesso valore. C'è il rischio di incappare nel blocco? Quando un'attività rimane senza fornitore di gas, la rete Snam garantisce energia per 60 giorni, a prezzi aumentati, dopodiché il rubinetto viene chiuso.

Eni e Shell oggi non possono oggi garantire certe forniture

«Anche qui la situazione non è rosea certamente, ma confido che si possa trovare una via d'uscita. Eni e Shell oggi non possono oggi garantire certe forniture - risponde l'imprenditore -. La situazione è comunque un continua evoluzione. Società più piccole ci hanno chiesto tre o quattro mesi anticipati. Anche questo problema sarà oggetto di discussione in azienda e nei tavoli deputati. Dobbiamo pensare positivo». Finora come siete riusciti a far fronte a questi aumenti? «I costi sono stati parzialmente assorbiti attraverso l'aumento di prezzo del prodotto finito, alimentando però inevitabilmente una spirale che porta all'inflazione». È stato lanciato da più parti un allarme sulla riapertura dello stabilimento a settembre...

«Apriremo magari con una settimana di ritardo rispetto ai tempi canonici, ma lo faremo»

«Magari metteremo in funzione solo una o due macchine», la precisazione. Il credito d'imposta ha funzionato nel vostro caso? «Diciamo che qualcosa è servito, riducendo in minima parte le bollette. Nel caso specifico a fine luglio il conto sarebbe stato del 400% più alto. Con il credito d'imposta è salito solo del 370%. Abbiamo avuto un taglio del 30%».

 

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Il Gazzettino