Gas ed energia elettrica: bollette pesanti, rincaro di 460 euro l'anno

Anche se alla fonte i costi tornano ai livelli del 2021, gli utenti non ne hanno beneficiato

Gas ed energia elettrica: bollette pesanti, rincaro di 460 euro l'anno
PORDENONE/UDINE - Il costo di gas ed energia elettrica alla fonte è tornato ai livelli del 2021, ma per gli utenti finali le bollette sono rimaste salate, più...

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PORDENONE/UDINE - Il costo di gas ed energia elettrica alla fonte è tornato ai livelli del 2021, ma per gli utenti finali le bollette sono rimaste salate, più care di quelle di tre anni fa e anche di quelle pre Covid. Inoltre, a Nordest il rincaro è stato maggiore rispetto al resto d’Italia. A certificarlo sono le analisi compiute dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre, che così conferma per il Friuli Venezia Giulia quanto era emerso solo alcune settimane fa in un’indagine condotta da Facile.it: nel 2023 calo sì dei costi, con un risparmio onnicomprensivo di 700 euro sul 2022, ma oneri ancora maggiori rispetto al 2019, di ben 400 euro. A febbraio, aggiorna la Cgia, il gas naturale è tornato a 28 euro a Megawattora e l’energia elettrica a 87 euro, gli stessi prezzi che erano stati registrati a giugno del 2021. 


L’AUMENTO
Le bollette di luce e gas pagate dalle famiglie nel 2023 «sono invece aumentate, rispetto a tre anni fa, mediamente di 328 euro, cioè del 26,2 per cento. – sottolinea la realtà mestrina -. Ai nuclei del Nordest, poi, è andata peggio: il rincaro è stato pari a 457 euro, cioè +33,6% rispetto al 2021». La motivazione di tale differenza è da rintracciare «nell’andamento dell’inflazione maturata nel settore energetico, che a Nordest è cresciuto in misura più significativa che altrove». Inoltre, l’escalation delle bollette dell’energia elettrica ha coinvolto molto di più le famiglie nel mercato libero in quello tutelato: nel primo caso tra il 2021 e il 2023 si è avuto un aumento del 136,3%, nel secondo del 34 per cento, stando alle elaborazioni Cgia su dati Istat. Differente, invece, l’andamento del gas: tra il 2022 e il 2023 il prezzo nel mercato tutelato è diminuito del 31%, mentre quello sul mercato libero è aumento del 6,7 per cento. Da gennaio di quest’anno è comunque terminato il servizio di tutela per il gas, mentre per luglio 2024 è prevista la fine graduale di quello tutelato per l’energia elettrica.


LA COMPARAZIONE
Comunque, in rapporto al resto dell’area Euro, il costo dell’energia elettrica in Italia è al quarto posto, dopo quello di Olanda, Belgio e Germania, mentre la bolletta del gas è tra le più “leggere”, collocando l’Italia al dodicesimo posto su diciassette Paesi. A spiegare ulteriormente i rincari che permangono, nonostante il calo dei costi delle materie prime e il fondo – quasi 100 miliardi – messi a disposizione dai Governi Draghi e Meloni per contrastare il “caro bollette”, è il rialzo dei costi fissi che i fornitori hanno applicato alle bollette, interpreta la Cgia. «Per far fronte alla mancanza di liquidità che, soprattutto nel 2022, ha colpito i distributori e i fornitori di energia, questi ultimi – spiega il report – hanno ritoccato all’insù le caparre e le cauzioni in capo ai consumatori. A ciò si è aggiunta l’inflazione presente nel settore energetico che ha concorso a far salire il costo delle bollette». 

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GLI INCASSI


Più nel dettaglio, dal 2021 al 2023 l’inflazione energetica è stata del 60,4% per il gas e del 93,1 per cento per la luce. Un andamento che, avverte lo studio, è pesato doppiamente sugli autonomi, in particolare gli artigiani, che per la maggior parte hanno un’azienda unipersonale. «Anche dopo il Covid, la crisi energetica e il boom dell’inflazione i nuclei in cui il capofamiglia è un lavoratore autonomo – si legge nel rapporto – continuano ad avere maggiori fragilità economiche e sociali di quelle dei lavoratori dipendenti». La Cgia ha verificato anche quanto ha reso allo Stato, che ha incassato il «contributo di solidarietà» che era stato richiesto rispetto agli extraprofitti del 2022 alle aziende energetiche, quando i prezzi erano schizzati alle stelle. «Nel 2023 – scrive la Cgia – l’erario ha incassato solo 2,8 miliardi rispetto ai 10 miliardi che il Governo Draghi aveva ipotizzato di riscuotere. Alle casse pubbliche, quindi, mancano sette miliardi». «Abbiamo l’impressione - prosegue la Cgia - che ancora una volta a pagare il conto siano stati solo o quasi i consumatori. Certo, anche le società del settore hanno subito degli shock importanti, ma gli extraprofitti realizzati in questi anni dalle aziende energetiche sono stati rilevanti». Resta ora l’attesa sul pronunciamento della Corte Costituzionale sulla legittimità del contributo di solidarietà sugli extraprofitti applicato nel 2022 alle aziende energetiche».

 

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Il Gazzettino