Nella bolletta il vecchio codice fiscale di Mestre, il canone Rai non risulta pagato: sanzione sventata per una pensionata

MESTRE Beffa sventata per una pensionata nata in terraferma
MESTRE - Per i sostenitori dell’autonomia di Mestre è una beffa, oltre a un autentico danno scongiurato dalla cura di una pensionata cui era stata contestata...

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MESTRE - Per i sostenitori dell’autonomia di Mestre è una beffa, oltre a un autentico danno scongiurato dalla cura di una pensionata cui era stata contestata l’evasione del canone Rai per tre anni, con una sanzione di 270 euro. Tutta colpa del codice fiscale riportato nelle bollette dell’Eni che l’intestataria, di 71 anni, aveva regolarmente pagato, senza curarsi che vi fosse indicato il vecchio codice catastale di Mestre, F159, che risaliva all’epoca dell’autonomia. Per l’Agenzia delle Entrate la signora aveva evaso il pagamento, dato che non risultava il pagamento effettuato in base al “nuovo” codice fiscale introdotto negli anni Settanta che riporta la sigla L736, proprio di chi è nato in Comune di Venezia. Grazie all’intervento dell’ufficio legale dell’associazione Adico si è risolto l’equivoco, e dato che la signora aveva conservato le bollette regolarmente pagate è stato possibile dimostrato che non c’era stata alcuna evasione del canone Rai, che com’è noto si paga attraverso la bolletta del servizio elettrico.

«A quanto pare dalle nostre ricerche - commenta Carlo Garofolini, presidente dell’Adico - in questa situazione ci sono molte altre persone. Una criticità che si sta riverberando, in vari casi, anche per l’attivazione dello spid. Mestre non è più Comune autonomo da metà degli anni Venti - osserva Garofolini - ma solo negli anni Settanta sono stati modificati i codici fiscali con il cambio del dato catastale. Naturalmente i nuovi documenti sono giunti a casa delle persone interessate, come la nostra socia. Che non ha pensato però di comunicare la novità all’Eni, suo storico fornitore. E così si è creato questo malinteso, che abbiamo subito affrontato scrivendo all’Agenzia delle Entrate e spiegando come stanno le cose anche se alcune fasi relative alle loro verifiche non ci sono ancora molto chiare. Non capiamo, per esempio, se per il Fisco la donna abbia o no un’utenza elettrica e come nasca di conseguenza la contestazione. L’importante è che venga annullata la pretesa economica».


La vicenda riapre ancora una volta la questione del canone e di tutta la retorica e la demagogia che ruota attorno a questo argomento. «Doveva essere abolito - ricorda Garofolini -, secondo le promesse elettorali di una parte dell’attuale maggioranza. Il canone Rai, invece, continua a essere un odioso balzello sulle teste degli italiani anche se ora è diminuito di 20 euro all’anno (da 90 a 70) facendo risparmiare agli utenti ben 1,70 euro al mese».
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Il Gazzettino