Migranti a Treviso. Trenta richiedenti asilo dormono all'Appiani tra il park e l'ingresso della Questura: «Vogliamo documenti e un alloggio»

TREVISO - Coperte colorate gettate per terra, qualche sacchetto delle immondizie al posto dell’armadio per riporre le loro poche cose. Vivono e dormono così, in otto,...

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TREVISO - Coperte colorate gettate per terra, qualche sacchetto delle immondizie al posto dell’armadio per riporre le loro poche cose. Vivono e dormono così, in otto, davanti all’ufficio immigrazione della Questura. E sotto, nel parcheggio dell’Appiani ce ne sono anche di più. Una trentina in tutto. Sono i richiedenti asilo, con regolare permesso cartaceo provvisorio ma in attesa dello “status di rifugiato”. Solo uno ha il rigetto, anche da parte della Germania. Intanto, vivono in strada e dormono per terra. «E si contendono il parcheggio dell’Appiani perchè nei dormitori o nelle caserme i posti sono esauriti» spiega Paolo Casagrande del Sap. Un problema che rischia di trasformarsi in una bomba a orologeria. Potrebbe esplodere. Qualche avvisaglia c’è già. Un paio di persone, tra coloro che bivaccano nel parcheggio, sono già state fermate e identificate nelle piazze centrali della città. Sono ubriachi e diventano molesti. Importunano i passanti, chiedono qualche spicciolo e si arrabbiano se restano a mani vuote. Altre volte si rendono responsabili di piccoli taccheggi, soprattutto di superalcolici. È una situazione che, per ora, è stata tenuta sotto controllo dalle forze dell’ordine.


LE RICHIESTE
Ieri abbiamo provato a parlare con alcuni dei richiedenti asilo accampati davanti alla Questura. Mohamed Arshad, 36 anni, dice di essere arrivato a piedi dal Pakistan. «Sono all’Appiani da circa un anno. Con le auto e i gas di scarico non è facile dormire lì sotto. Fa un freddo terribile. E non abbiamo nulla. Abbiamo bisogno di “protection”» parla in inglese. Si fa capire. Spiega che è stato operato, ha un catetere. «Vivo qui con altre persone. Siamo in attesa dei documenti, ma ogni giorno ci dicono che arriveranno domani». Proprio per rendere la loro protesta visibile hanno deciso di spostare il proprio giaciglio di fortuna alla luce del sole, davanti all’entrata della Questura. Tra loro c’è chi ha il tesserino della Caritas trevigiana. Mentre un giovane afghano reclama: «Non trovo grande protezione gui, intendo una casa, un luogo, una doccia. In Afghansitan abbiamo avuto un pò di problemi in questi ultimi 40 anni, ecco perchè l’ho lasciata. Non mangiamo, non abbiamo niente. Nessuno ci aiuta».


L’ASSESSORE


L’assessore ai servizi sociali Gloria Tessarolo assicura che invierà la polizia locale quanto meno per capire quante persone dormono per strada e per indirizzarle ai servizi comunali, della Caritas e di Sant’Egidio, che ci sono. «Il Comune nello specifico verifica e con polizia locale cerchiamo di evitare che la situazione diventi esplosiva. Ma non abbiamo alcun controllo su una problematica generata da flussi irregolari di immigrazione» spiega l’assessore. Che ribadisce: «Il territorio sta tamponando anche con i posti in più (ad esempio la Curia ha attivato al seminario 12 posti letto e la comunità di Sant’Egidio altri 15 per fronteggiare le notti di grande freddo), ma i servizi per i senza fissa dimora non nascono per rispondere ai flussi migratori. È aperto costantemente il dialogo con tutte le istituzioni in un’ottica di cooperazione». Mentre Paolo Casagrande, del Sap: «Solo uno è il fomentatore dell’accampamento, quello che ha il rigetto del permesso di soggiorno». E conclude: «Ieri la polizia ha cercato di allontarli senza creare tensioni. Ma la situazione è da emergenza». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino