«Manuel, ce la farai». Papà musicista incide un brano per sostenere la ricerca sui tumori

Vincenzo Casella in studio
ROVIGO/VERONA - «Dove le sole parole non arrivano, la musica parla». Così sosteneva Beethoven. Per questo una canzone può anche aiutare a...

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ROVIGO/VERONA - «Dove le sole parole non arrivano, la musica parla». Così sosteneva Beethoven. Per questo una canzone può anche aiutare a superare le difficoltà, mentalmente e non solo.


Lo sa bene Vincenzo Casella, musicista residente a Rovigo. Enzo lavora a Verona, dove insegna al liceo musicale Montanari e dove, d'estate, suona la tromba nell'orchestra dell'Arena per la stagione di opera lirica (ad esempio, per l'Aida verdiana). Spesso collabora anche con la moglie, la pianista russa Aleksandra Ialtonskaia: tante le serate passate a regalare musica a Rovigo (una delle ultime, dedicata ad Ennio Morricone).

L'avventura più terribile

In autunno Enzo si è però trovato ad affrontare una delle avventura più terribili che possano capitare: al figlio Manuel Giacinto, di dieci mesi, è stato diagnosticato un tumore cerebrale. Una sentenza che scoraggerebbe la maggior parte dei genitori. Per superare la difficoltà e sfogarsi, Enzo ha deciso di usare il proprio talento: la musica.
Dopo le prime buone notizie dall'ospedale Universitario di Padova, Enzo ha iniziato a portarsi una piccola tastiera e un registratore, per le lunghe attese nel reparto di terapia intensiva. Ha poi scritto una canzone, dal titolo simbolico Ce la farò. Il testo parla di speranza, immaginando la voce del piccolo Manuel Giacinto: «Nella prima stesura - spiega Casella - il testo aveva parole molto dolci, ma poi ho notato che mio figlio, nei momenti peggiori, mostrava rabbia. Ho cercato quindi di adattarmi al suo stato d'animo e di raccontare i suoi desideri. Su tutti, quello di poter riabbracciare il nostro cane. Mio figlio in questo momento è l'unico virtuoso, la mia fonte d'ispirazione».

Il brano a sostegno della ricerca

L'emozione ha fatto il resto: in una sola mattina, il brano è stato inciso, quasi improvvisato, ed è quasi completamente polesano: registrato agli studi Neven Records di Ugo Bolzoni, con il piano e la voce di Graziano Beggio (che ha regalato una prova intensa e unica, con una vocalità tra Renato Zero e Fausto Leali) e il flicorno soprano dello stesso Casella. A corredare la canzone, è stato poi realizzato un video con i bei disegni del cognato di Enzo, Vasily Yaltonski, che ha reso l'opera degna di un album illustrato. Il brano è stato messo su Youtube e sponsorizzato, con un nobile intento: i proventi (derivanti dalle visualizzazioni) verranno destinati alla ricerca sui tumori cerebrali infantili. In soli tre giorni, sono stati raggiunti i quasi 30mila ascolti.

Da Cosenza al Venezze

Casella è originario di Cassano allo Ionio (Cosenza). Il papà Giacinto gli ha trasmesso la passione per la musica, avvicinandolo alle bande di paese. Si è diplomato in tromba a Frosinone e si è trasferito a Rovigo, diplomandosi al Venezze col biennio superiore di tromba e in musica da camera: «Un'esperienza che mi ha dato molta umanità. Tra gli altri, sono diventato amico di Marco Tamburini, che non era solo un maestro. I pomeriggi con lui al bar, dopo il conservatorio, erano sempre una festa».
 

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Il Gazzettino