Bimbo al freddo in Pronto soccorso: «Colpa delle carenze dell'Ulss»

La mamma con il bimbo in attesa nel locale al freddo del pronto soccorso di Adria
ADRIA - «Un locale dove stazionano regolarmente le ambulanze, non è adatto alla permanenza né di un bambino in attesa del tampone, né di un anziano o un...

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ADRIA - «Un locale dove stazionano regolarmente le ambulanze, non è adatto alla permanenza né di un bambino in attesa del tampone, né di un anziano o un adulto. Quello però è il locale che l’azienda ha individuato, ritenendolo idoneo, e il personale infermieristico, anche in questa occasione, non poteva esimersi dall’attuare le indicazioni aziendali, come fa da quasi tre anni a questa parte». 

Non si placano le polemiche sul Pronto Soccorso dell’ospedale di Adria. Egidio Busatto, segretario regionale del Nursind, chiede che non si scarichino sul personale le conseguenze delle carenze organizzative e strutturali del Pronto soccorso, dopo il caso della mamma e del bambino di Porto Tolle che hanno dovuto aspettare nella cosiddetta “camera calda” l’esito del tampone. «La stanza - dice Busatto - era comunque riscaldata. Il personale non fatto altro che seguire le indicazioni aziendali, non avendo discrezionalità nel decidere diversamente. Nel caso specifico, tra l’altro, le indicazioni prevedono che, se il bambino fosse risultato positivo al test del covid (aveva la febbre), avrebbe dovuto essere isolato in una stanza del Pronto Soccorso. Qui il pediatra sarebbe sceso a valutarlo». Il personale in turno non poteva disattendere le indicazioni aziendali, inviando il bimbo in Pediatria o facendolo accedere in locali del Pronto soccorso, dove sostavano altri pazienti, prima di avere il risultato del test. 
 

PROMESSE MANCATE
«Da anni si promette un nuovo Pronto Soccorso ma non è mai stato realizzato - prosegue l’esponente sindacale - e la mancanza di un opportuno adeguamento della struttura attuale non permette di trovare soluzioni soddisfacenti. È assurdo che qualcuno possa pensare che la responsabilità di tutto ciò sia del personale che ogni giorno lavora in condizioni critiche non solo a causa dell’inadeguatezza strutturale, ma anche a causa della carenza di posti letto dell’ospedale di Adria. Ciò intasa il Pronto soccorso e causa carenza di personale». 

SISTEMA DA RIVEDERE
Sul personale infermieristico, dice Busatto, ricade sempre più spesso anche il peso della carenza di altre figure professionali: «Proprio in questi giorni, per l’insufficiente numero di tecnici di laboratorio di analisi, l’azienda ha deciso di chiudere il servizio di notte e di far processare gli esami del sangue urgenti notturni di tutto l’ospedale agli addetti del Pronto soccorso, aggravandolo ulteriormente il personale di carichi di lavoro. Abbiamo già espresso la nostra contrarietà e messo in luce le criticità e le ricadute sulla qualità dell’assistenza che questa scelta può causare, se non ci sarà un adeguato aumento del numero di infermieri in servizio notturno. Per quanto riguarda poi la corretta applicazione delle direttive regionali, se vengono disattese è per colpa di un sistema che ha delle lacune e che andrebbe rivisto».


Busatto tende comunque la mano all’Ulss. «Ritengo importante - conclude - sottolineare la necessità di intensificare gli incontri tra sindacati e direzione sanitaria per affrontare più efficacemente i problemi che i lavoratori ci segnalano e che spesso sono legati all’impossibilità di soddisfare in maniera adeguata i bisogni assistenziali dei pazienti».
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Il Gazzettino