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SAN PIETRO IN GU (PADOVA) - Il processo per la morte del piccolo Christian Menin, annegato in piscina, è iniziato nella giornata di venerdì. Davanti al giudice del Tribunale monocratico hanno testimoniato due militari dell’Arma. La prossima udienza è stata fissata per il 5 dicembre. In quell’occasione saranno sentiti altri due carabinieri, e il medico legale Andrea Porzionato nominato dalla Procura. In cinque sono finiti a giudizio per omicidio colposo. Sono i genitori del bimbo di appena sei anni e mezzo, Emanuele Menin di 32 anni e la moglie Lisa Toniato di 27, residenti a Limena e difesi dall’avvocato Lorenza Denaro. Quindi Michela Campana, 42 anni di Bassano del Grappa, amministratore unico e legale rappresentate della società Conca Verde Piscine gestore dell’impianto comunale natatorio di San Pietro in Gu. Infine il responsabile dei bagnini Diego Poletto, 44 anni di Bassano del Grappa, e la bagnina Maya Serraglio di 22 anni residente a Bressanvido in provincia di Vicenza. Tutti e tre sono difesi dal legale Leonardo Maran.
La morte di Christian: le accuse
L’inchiesta condotta dal pubblico ministero Roberto D’Angelo, titolare del fascicolo, avrebbe dimostrato come quel 9 agosto del 2021 Christian, sia sfuggito al controllo di mamma e papà, e anche di due bagnini. Inoltre, ancora secondo l’accusa, Christian sarebbe stato soccorso dopo cinque interminabili minuti, troppo tardi per strapparlo alla morte.
Davanti al giudice ha testimoniato il carabiniere che per primo ha visto il corpo senza vita del piccolo. E poi il suo collega che si è occupato di effettuare tutta una serie di controlli nella vasca dove si è consumata la tragedia.
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