Bimbi abusati in colonia, animatore assolto. Il grido della madre, «Voglio giustizia»

Il bimbo ha subito violenze sessuali in colonia, da parte di un'animatore, assolto perchè ritenuto incapace di intendere e di volere
TREVISO - «Devo dirti una cosa brutta, non arrabbiarti». Ha iniziato così, seduto in auto accanto alla madre, a raccontare le violenze sessuali subite durante...

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TREVISO - «Devo dirti una cosa brutta, non arrabbiarti». Ha iniziato così, seduto in auto accanto alla madre, a raccontare le violenze sessuali subite durante una vacanza estiva in colonia. Per tre anni aveva taciuto, poi ha sfogato il suo dolore alla persona che fin dalla nascita lo ha sempre protetto. E che continua a farlo, annunciando di voler impugnare la sentenza d’assoluzione dell’aguzzino del figlio. Nel processo penale, giunto a conclusione in primo grado la settimana scorsa, un animatore di Oderzo di 34 anni è stato dichiarato incapace di intendere e volere a causa di un deficit cognitivo. Il collegio del tribunale di Venezia ne ha dunque decretato l’improcedibilità. I legali dell’uomo, gli avvocati Fabio Capraro ed Elena Danieli, hanno esultato alla lettura della sentenza: «È un processo che non si sarebbe mai dovuto celebrare viste le condizioni mediche del nostro assistito». Ma la madre di una delle due vittime, un ragazzino trevigiano che all’epoca dei fatti aveva 11 anni (l’altro, veneziano, ne aveva 13, ndr), non intende darsi per vinta. «Trovo vergognoso esultare per la sconfitta della verità - afferma la donna - Questa persona ha segnato la vita di due giovanissimi rovinando il loro percorso naturale da bambini ad adolescenti».

 
La madre del ragazzino di 11 anni (oggi ne ha 20, ndr) è venuta a conoscenza delle violenze nel 2013, tre anni dopo i fatti. «Non dimenticherò mai quella sera - ricorda - Ero andata a prendere mio figlio, allora 14enne, e mentre rientravamo a casa mi ha “vomitato” addosso questo macigno che si portava nello stomaco. Quando ho cercato di capire chi era stato e quando era successo, si è chiuso nel silenzio che in parte si porta ancora dietro come un drappello». Da quel momento è scattata la denuncia e l’indagine che ha portato all’identificazione di quell’uomo che, quando faceva l’animatore per una cooperativa in quella casa vacanze, di anni ne aveva 24. Ed è anche emerso che l’anno successivo, il 2011, le stesse violenze sessuali erano stata consumate nei confronti di un altro ragazzino veneziano di 13 anni.

IL PROCESSO

Fin da subito i legali dell’animatore avevano prodotto documenti, rilasciati dall’azienda sanitaria trevigiana, che sostenevano come il 34enne avesse un handicap. Il gip non era convinto, tanto da disporre il rinvio a giudizio del 34enne. Soltanto a dibattimento, dopo la perizia psichiatrica effettuata da Davide Roncali, l’imputato è stato dichiarato incapace di intendere e di volere. «È la vittoria di un sistema giuridico nel quale le vittime, strappate al loro naturale passaggio sereno all’adolescenza, diventano colpevoli - conclude la madre del ragazzino trevigiano - I due minori sono stati sentiti alla presenza di specialisti e hanno confermato i fatti». Contro la sentenza si erano subito espressi anche i legali della parti civili, gli avvocati Annamaria Marin e Sergio Gerin: «È stato un grande dolore per tutti. Sono trascorsi anni di enorme sofferenza per i genitori dei due ragazzini». La battaglia sembra dunque destinata a continuare. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino