Bilinguismo bocciato in Regione, ma Zaia avverte: «Siamo compatti»

Un cartello in veneto nel Comune di Albignasego
Da qui a martedì non c’è solo il referendum con la sua coda di veleni e rivendicazioni, in Veneto c’è anche la questione “bilinguismo”...

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Da qui a martedì non c’è solo il referendum con la sua coda di veleni e rivendicazioni, in Veneto c’è anche la questione “bilinguismo” che resta pericolosamente innescata come una bomba a tempo. Questo nonostante le parole del presidente della Regione che all’indomani di quanto visto mercoledì a Palazzo Ferro-Fini ha voluto stemperare le tensioni, ricordando anche l’importante impegno del bilancio. Un segnale da leggere anche in filigrana. Il messaggio è questo: «Non vorrei che qualcuno pensasse che le maggioranze vanno a casa per leggi come quella sul bilinguismo. La maggioranza è compatta e lo vedrete nelle prossime votazioni». Non è uno smentire i suoi a cominciare dal capogruppo leghista in Consiglio regionale, Nicola Finco -che in un comunicato ha subito adottato il concetto di «maggioranza compatta» con un corollario di sverniciature alla capogruppo dem Alessandra Moretti “grande assenteista”-, ma in questo modo, il politico Zaia ha fatto scattare il “giallo” sul percorso della proposta di legge sui veneti “minoranza nazionale” e sul bilinguismo.

Non si fa attendere la risposta di Moretti. «Se non è una marcia indietro, quello di Zaia è certo un messaggio diretto alla sua stessa maggioranza in Consiglio regionale -commenta- Sì perchè sulla questione la Lega ha fatto un clamoroso autogol, a cominciare da quella definizione “minoranza nazionale” che va contro proprio la logica sempre sostenuta dalla Lega». Quindi la frattura nella «maggioranza compatta» di Zaia c’è, domandiamo. «Sì, e lo dimostra la mossa del relatore Riccardo Barbisan con il suo emendamento che in pratica rimette in discussione tutto» dal patentino ai cartelli stradali bilingui alla blindatura dei posti per i veneti nei concorsi.
Ma non basta. «Non ci sono scuse ed emendamenti» è il commento al vetriolo di Jacopo Berti del M5s che lascia la porta aperta al prossimo passo dei grillini: «Stiamo valutando un eventuale ricorso al Capo dello Stato per arrivare allo scioglimento del Consiglio regionale del Veneto». Del resto, precisa il numero uno dei pentastellati al Ferro-Fini, «si parla di una proposta legislativa dal formidabile profilo di incostituzionalità e che rappresenta anche un enorme illecito». A cominciare, secondo Berti, prima dalle attribuzioni di un soggetto privato come l’Istituto della Lingua Veneta, e poi «da questo mostro senza identità indicato come “Aggregazione di associazioni”. Ma ci rendiamo conto?».
Mercoledì il bilinguismo non ha fatto passi avanti in Aula per la mancanza del numero legale. Ma non era cominciata così, tanto è vero che ad innescare la bomba ad orologeria di cui prima è stato un tweet, anzi più di uno. Prima quello dall’assessora forzista Elena Donazzan che ha cinguettato con il pd Ruzzante silurando Finco il quale ha controcinguettato scatenando la reazione dei forzisti. E buonanotte al bilinguismo. Per il momento.

Ma per Gianpaolo Bottacin, uomo di montagna e assessore, non è questione di tweet e trasversalità di giornata. Infatti, «C’è un problema di fondo, sempre incontrato in questa legislatura, che si chiama ostruzionismo dell’opposizione. Una situazione allucinante che i tratti di riforma della sanità o del bilinguismo. Lo stesso Finco aveva ribadito che c’era libertà di voto. E invece rieccoci con l’ostruzionismo. Ma su cosa? Su un’iniziativa di alcuni consigli comunali. Questa situazione deve finire. Ne riparliamo martedì». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino