Covid: l’export trevigiano perde 1 miliardo La Camera di Commercio: «Bilancio drammatico»

Il presidente della Camera di Commercio di Treviso e Belluno Mario Pozza
La pandemia costa alle esportazioni trevigiane un miliardo di euro. Nel 2020 il valore complessivo delle merci vendute all’estero dalle imprese nostrane si è fermato...

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La pandemia costa alle esportazioni trevigiane un miliardo di euro. Nel 2020 il valore complessivo delle merci vendute all’estero dalle imprese nostrane si è fermato a 12 miliardi e 689 milioni di euro, rispetto ai 13 miliardi e 684 milioni dell’anno precedente, con un calo del 7,3%. «È un bilancio drammatico – esclama Mario Pozza, presidente della Camera di Commercio di Treviso-Belluno, Mario Pozza -. Sommando anche il Bellunese, abbiamo perso quasi 2 miliardi di export rispetto ai risultati del 2019. A livello regionale sono 5,3 i miliardi di export in meno». Poco consola, allora, che la Marca resti la seconda provincia esportatrice in Veneto, dopo Vicenza, e che la contrazione sia la più contenute tra le altre aree regionali, salvo Verona (meno 4,2%) e Rovigo (addirittura in crescita del 29,5 per una serie di fattori straordinari, ma su numeri assoluti molto più bassi). Oltre al fatto che il saldo commerciale (la differenza con le esportazioni) rimane in attivo di 6 miliardi e 466 milioni, a sua volta in ribasso, ma comunque superiore, ad esempio, a tre anni fa.


L’ANDAMENTO
L’effetto del virus e dei conseguenti blocchi alle attività sull’interscambio con l’estero è reso evidente da un andamento contrapposto nelle due metà dell’anno scorso. «Nel primo semestre l’export trevigiano ha conosciuto una flessione del 17,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente – spiegano dall’Ufficio studi dell’ente camerale -. Nel secondo si è invece registrato un progressivo recupero (più 2,1%) che si è intensificato nell’ultima parte dell’anno: del 5,4% è la variazione del quarto trimestre su base annua, che in valori assoluti ha corrisposto a maggiori vendite per quasi 200 milioni di euro». Proprio questo sprint finale, insomma, ha evitato che il computo totale potesse risultare ancora più amaro.
I SETTORI

Il sistema moda lascia sul terreno quasi 400 milioni (meno 17,4%), ma stentano anche i macchinari, (meno 14,8). Le esportazioni di bevande – di fatto riconducibili al Prosecco – contengono la diminuzione al 3,7% corrispondente a minori vendite per quasi 28 milioni. Ci sono però anche due settori in positivo: gli elettrodomestici, in aumento del 7,5% (88 milioni su un totale di 1,3 miliardi) e la carpenteria metallica, in crescita del 6,5% (56,6 milioni su 892). Quanto ai mercati di destinazione, diminuiscono del 7% (567 milioni) i flussi verso i Paesi dell’Unione Europea (che assorbe quasi il 60% dell’export provinciale) e del 7,7% (428 milioni) quelli extra Ue. «È chiaro – commenta Pozza – che qui riceviamo tutta l’ondata d’urto della pandemia, non certo inattesa, ma che quando prende forma oggettiva in questi dati fa comprendere quanto profonde siano le ferite che dovremo curare nel nostro tessuto produttivo». Il presidente della Cciaa sottolinea anche come la domanda internazionale stia girando a diverse velocità: «Cina e sud-est asiatico stanno correndo più di noi, e hanno tutto l’interesse a favorire, nelle forniture, le loro aziende, piuttosto che farle arrivare a noi. Ciò ci sta creando degli svantaggi: sono diverse le aziende che mi segnalano difficoltà di approvvigionamento dalla Cina. È un tema di politica industriale da gestire a livello europeo».
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Il Gazzettino