Truffa alla Basilica di San Marco, “cresta” da 500 euro al giorno: «Intervenga il Patriarca»

La biglietteria del Campanile di San Marco: i sei bigliettai infedeli sono stati licenziati
VENEZIA - Nei giorni buoni riuscivano a racimolare anche 500 euro dalla cresta sui biglietti. Ed è un sistema andato avanti per mesi. Ecco come si è arrivati al buco...

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VENEZIA - Nei giorni buoni riuscivano a racimolare anche 500 euro dalla cresta sui biglietti. Ed è un sistema andato avanti per mesi. Ecco come si è arrivati al buco di quasi 100 mila euro causato dai sei addetti alle biglietterie della Basilica e del Campanile di San Marco licenziati dalla Procuratoria per essersi intascati i soldi dei ticket d’ingresso ai tesori dell’area marciana. Un’accusa che verrà approfondita a settembre quando, guidati dal Primo procuratore Carlo Alberto Tesserin, si riunirà l’intero Consiglio: toccherà a loro valutare se denunciare in procura i sei lavoratori infedeli (cosa finora non fatta) o se chiedere la restituzione dei guadagni illeciti, come sorte di risarcimento danni.


LA VICENDA
L’indagine interna, che non è ancora finita e ora punta a scoprire il primo capitolo della vicenda, comincia a febbraio 2023 quando qualcosa inizia a non tornare nel rendiconto tra i biglietti staccati e i soldi incassati. È lì che la Procuratoria inizia a incrociare gli ammanchi evidenti con i turni alle biglietterie, scoprendo i nomi dei sei bigliettai infedeli che vengono quindi messi sotto la lente d’ingrandimento. Loro, convinti di non essere scoperti, continuano nel raggiro. Fanno pagare categorie esenti, come i disabili, gli accompagnatori e i bambini. Nel mirino anche i turisti stranieri meno informati sui prezzi degli ingressi a San Marco e al Campanile e i gruppi per i quali viene staccato un biglietto unico mentre allo stesso tempo sono emessi (ma non venduti) biglietti che vengono tenuti buoni per altri visitatori. Poi ingressi pagati a fronte di biglietti omaggio, con i soldi che così non passavano in cassa ma finivano nelle tasche dei bigliettai.


LA RICHIESTA
Il fatto che i soldi dei biglietti siano stati di fatto tolti al budget dal quale attingere per il mantenimento della Basilica, ha mosso gli Stati Generali del Patrimonio Italiano, ente privato di interesse pubblico per la valorizzazione dei beni e del patrimonio culturale, che hanno scritto al patriarca Francesco Moraglia e al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi per «sensibilizzare tutti i soggetti interessati affinché agiscano ed intervengano senza indugio al fine di ristabilire la giusta onorabilità dell’intero sistema del patrimonio italiano». 


«POCA TRASPARENZA»


Secondo l’ente «il comportamento tenuto dagli addetti, qualora venisse comprovato, risulterebbe profondamente contrario ai principi generali di salvaguardia, di tutela e di valorizzazione affidati all’ente preposto alla amministrazione e alla gestione nonché ai principi di etica e di trasparenza ai quali sono tenuti ad uniformarsi gli addetti, i collaboratori e i dipendenti dello stesso ente». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino