Biennale, Radini Tedeschi dirige il Padiglione Guatemala con “La Marge”

A destra El Circulo Magico, Carlo Marraffa, composizione fotografica di dieci scatti, 20x17 cm
In tempi di nuove promesse di muri, usate come slogan dai potenti del mondo, là dove si sono riaccesi i riflettori internazionali sull’arte e sulla bellezza, la...

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In tempi di nuove promesse di muri, usate come slogan dai potenti del mondo, là dove si sono riaccesi i riflettori internazionali sull’arte e sulla bellezza, la 57esima edizione della Biennale di Venezia, negli spazi espositivi di Palazzo Albrizzi Capello, a farsi paladino di un messaggio che unisce anziché dividere è il Padiglione Nazionale Guatemala. Con la mostra intitolata “La Marge”, curata dal critico d’arte romano Daniele Radini Tedeschi, si invita a riflettere su quel limite chiaro riferimento alle barriere alzate, a quei confini politici che hanno creato distanze nel genere umano, al margine tra mondo capitalista e vita autentica, soggetto e oggetto di analisi da parte degli artisti invitati ad esporre.

 

Il monito è un chiaro richiamo alla Natura e alle sue leggi, con i suoi tempi, la sua ciclicità, la sua purezza. Il curatore, già direttore del Padiglione nel 2015, a tal proposito sostiene: «La Marge può declinarsi in tutte le sue varianti possibili, da margine come emarginato, a prospettiva laterale dalla quale osservare le cose». La mostra, intrisa di magia e simboli, visitabile fino al prossimo 26 novembre, riflette quindi su umano e trascendente, su natura e scienza, su spiritualità e progresso, promuovendo il dialogo tra i Paesi e le culture. Lo testimoniano i partecipanti presenti con le loro opere, artisti sia guatemaltechi che italiani.


Si va da Elsie Wunderlich a Lourdes della Riva, da Arturo Monroy a Cèsar Barrios, fino a Erminio Tansini e Andrea Prandi, ai quali si aggiunge un collettivo di artisti internazionali ospite nel gruppo “El círculo mágico”. Tra i componenti figurano maestranze nostrane che hanno vissuto o studiato il territorio guatemalteco come Giancarlo Flati, Aldo Basili, Roberto Miniati, Daniele Bongiovanni, Stefano di Loreto, Carlo Marraffa, Sabrina Bertolelli e Mirella Barberio. Lo stile dell’esposizione è essenziale ma profondo, come rivela già il catalogo realizzato con carta riciclata, pregno di riflessioni filosofiche e di interrogativi esistenziali, in perfetta linea con lo sciamanesimo che aleggia sulla mostra.
 
 
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Il Gazzettino