TREVISO - La saga dei bidelli assunti nelle scuole venete e trevigiane con diplomi fasulli si arricchisce di un nuovo capitolo. I più combattivi, già licenziati in...
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GINEPRAIOPer arrivare a questo risultato, le segreterie scolastiche trevigiane e venete hanno dovuto lavorare mesi verificando negli archivi Inps la compatibilità dei contratti di lavoro presentati dai bidelli giunti da fuori regione e contattando fra mille difficoltà gli istituti paritari campani che li avevano rilasciati. Un'impresa titanica, considerando che molti di questi hanno cambiato ragione sociale, dirigenti scolastici, sede, indirizzi e numeri di telefono. E, anche quando sono stati trovati, hanno addotto mille scuse per non produrre gli originali dei certificati: dal furto all'incendio, sono per citare le più classiche. Alla fine però gli accertamenti eseguiti dagli istituti della Marca, tra i primi a muoversi su questo fronte, hanno portato alla luce assieme al quadro complessivo di inganni anche una documentazione consistente, in grado di resistere in giudizio.
ACCELERAZIONEAdesso sul fronte dei falsi diplomi si stanno muovendo anche le Procure della Campania. La Procura della Repubblica di Nocera Inferiore, ad esempio, ha affidato alla propria polizia giudiziaria il compito di richiedere a tutti i soggetti finiti nelle spire dell'inchiesta, la domanda presentata a suo tempo per essere inseriti nelle graduatorie di terza fascia. Si tratta complessivamente di migliaia di posizioni, tenuto conto che dopo il Veneto si sono mosse nella stessa direzione anche tutte le altre regioni del centro nord Italia. La volontà, chiarissima, è andare a fondo per stanare definitivamente chi ha usurpato posti di lavoro che non gli appartenevano, con la complicità di questi diplomifici.
SENZA REQUISITINel calderone di istituti paritari su cui si sono concentrate le attenzioni degli inquirenti balzano all'occhio quelli che non sono stati neppure legalmente riconosciuti dal ministero dell'istruzione. O che il ministero ha riconosciuto, ma solo dopo che i certificati di frequenza, gonfi di punteggi rigorosamente pari a cento/centesimi, erano già stati emessi. La denuncia iniziale fu del preside dell'Istituto comprensivo Bosco Chiesanuova, in provincia di Verona. Durante i controlli di prassi erano emerse delle vistose incongruenze. Quello che sembrava un caso isolato, riferito a tre soli addetti della scuola, in realtà si è dimostrato essere un sistema consolidato. Che l'inchiesta coordinata dall'ufficio scolastico regionale del Veneto ha contribuito a smascherare.
Luca Bertevello
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Il Gazzettino