Scuole scaricano i bidelli: «False ​firme sui diplomi. I corsi? Mai fatti»

Scuole scaricano i bidelli: «False firme sui diplomi. I corsi? Mai fatti»
TREVISO - «È tutto falso, anche la mia firma». A sottoscriverlo nero su bianco è il dirigente scolastico di uno degli istituti paritari della Campania...

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TREVISO - «È tutto falso, anche la mia firma». A sottoscriverlo nero su bianco è il dirigente scolastico di uno degli istituti paritari della Campania finiti nell’occhio del ciclone per i diplomi fasulli rilasciati ai bidelli in servizio nel Veneto. Che ora, privati del lavoro per licenziamento coatto o per ricalibrature della graduatoria e col rischio di non poter più accedere a concorsi pubblici, devono anche spiegare dove, come e quando sono entrati in possesso degli attestati che nessuno vuole più riconoscere. Il caso del dirigente scolastico non è isolato. Vista la mal parata, dopo le indagini istruite dalle scuole trevigiane e venete, sono già numerosi quelli che hanno ritenuto di doversi smarcare in fretta per evitare guai peggiori. Cosa che stanno facendo nel modo più nobile: denunciando ai carabinieri e alle autorità scolastiche presunti tentativi di truffa ai loro danni o ai danni dell’istituto che rappresentano.

 
RICADUTE
Le prime denunce hanno cominciato a fioccare qualche settimana fa, quando si è diffusa la voce sui controlli scattati in Veneto per verificare l’attendibilità di certificati che puzzavano di falso lontano un chilometro. Le incongruenze fra la data di rilascio dei titoli, spesso antecedente all’apertura stessa dei corsi, e i successivi accertamenti degli uffici scolastici sono stati già di per sè sufficienti a dare il benservito a centinaia di bidelli, variamente distribuiti fra le province. Ma alla luce dei nuovi sviluppi ci potrebbero essere anche ricadute di carattere penale e amministrativo. 
PARTE CIVILE
La denuncia-querela contro ignoti depositata dal dirigente di un istituto paritario del salernitano è emblematica. L’uomo, dopo un anno di attività e due di disoccupazione, ha finalmente ripreso a lavorare ma intanto, messo alle strette da continue richieste di convalidare i titoli emessi dall’istituto in cui aveva prestato servizio in passato, ha ritenuto di dover chiarire la propria posizione e, nel farlo, di sporgere denuncia costituendosi anche parte civile per il riconoscimento del danno. «Cado dalle nuvole -ha scritto nella denuncia- Non ho mai preso accordi telefonici per convalidare quegli attestati come invece mi è stato detto dagli iscritti che si sono presentati alla mia porta. E poi i certificati che mi hanno presentato sono totalmente fasulli». Per dimostrarlo entra nel dettaglio. L’attestato infatti doveva recare la dicitura “Il presente certificato non può essere prodotto agli organi della pubblica amministrazione e ai privati gestori di pubblici servizi”. E mancava. Ciò avrebbe consentito ai titolari di fare un’autocertificazione e costretto la scuola, se chiamata in causa, alla convalida. «La mia firma poi è falsa -ha sottolineato il dirigente- Ho sempre anteposto il nome al cognome in tutti i documenti. Inoltre molti soggetti hanno conseguito il titolo prima ancora che il Miur attivasse il corso nel quale si sarebbero diplomati». E produce un elenco di nomi.
STRADA IN SALITA

Fra corsi e attestazioni fuori sincronia, punteggi visibilmente gonfiati, scuole paritarie che aprono, chiudono, si trasferiscono, staccano i telefoni, cambiano ragione sociale, sede e finalità, sostituiscono dirigenti a man salva e non versano contributi all’Inps, la “rivolta” dei presidi degli istituti ancora operativi è l’ultima frontiera dello smacco perchè in caso di conferma delle irregolarità a carico dei “diplomati” la segnalazione alla Procura è inevitabile. Ma ogni singolo caso prende la sua strada ed è questo ad aver reso gli accertamenti così difficili, pur in presenza di un sistema di false certificazioni chiaramente strutturato. Il licenziamento in tronco, lo scioglimento del contratto o la revisione del punteggio in graduatoria sono garantiti. Ma nel caso di licenziamenti disciplinari, fatti sulla base di false dichiarazioni di titoli di studio che ora incombono unicamente sulle spalle dei possessori, il rischio è di non poter neppure più accedere ai concorsi pubblici. Una stangata.
Luca Bertevello Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino