La famiglia in bicicletta: «Ridurre i tempi d’attesa dei semafori lungo il Put»

Giovanni Dal Poz e la vita su due ruote: «Chi vive in città può abbandonare l’auto, il tragitto medio è meno di 2 km»

La famiglia in bicicletta: «Ridurre i tempi d’attesa dei semafori lungo il Put»
TREVISO - Una vita in bici. È il tratto che caratterizza la famiglia di Giovanni Dal Poz, 43 anni, amministratore delegato di Treviso.bike, società con base a Fiera...

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TREVISO - Una vita in bici. È il tratto che caratterizza la famiglia di Giovanni Dal Poz, 43 anni, amministratore delegato di Treviso.bike, società con base a Fiera fondata assieme ad Andrea Lenzini, nome che in città è indissolubilmente legato alle due ruote. Quando per lavoro è necessario spostarsi in provincia, o anche fuori, si prende l’auto. Ma per il resto fanno tutto sui pedali. Anzi, precisamente in sella a due bici-cargo, quelle con il grande contenitore sulla parte anteriore che consentono a Giovanni e alla moglie di trasportare anche le due figlie di 5 e 8 anni. «Ci gestiamo negli spostamenti. Ma a livello familiare a Treviso ci si può spostare sempre in bici, senza alcun problema – spiega Dal Poz – La città può essere percorsa tutta in bicicletta. La pedalata assistita o l’elettrico, poi, permettono una grande libertà di movimento. Il raggio d’azione può essere anche di 10 chilometri, senza troppe difficoltà». E non sempre è necessario arrivare a tanto. «Va ricordato che il tragitto medio per la gestione dei bambini nell’ambito urbano, tra spostamenti verso la scuola e altre attività, è inferiore ai due chilometri – specifica – Con queste dimensioni, la bicicletta consente di ridurre anche i tempi di percorrenza. In altre parole, si battono nettamente le auto ferme nel traffico». 


LA RETE
La rete delle piste ciclabili è in costante evoluzione. Certo, quella di Treviso ad oggi non può essere paragonata a quelle presenti in città come Amsterdam. Ma Dal Poz indica giusto un paio di nodi da risolvere con una certa urgenza. «I sottopassi della Chiesa votiva e di viale IV Novembre vanno sistemati. Sono pericolosi soprattutto per chi passa in bici con dei bambini. Servono delle alternative – evidenzia – così come sarebbe importante accorciare i tempi di attesa dei semafori pedonali sul Put: sono lunghi e pensati in per le auto. Per il resto tutto è migliorabile, ma le strutture esistenti mettono già tutti nelle condizioni di spostarsi in bici in modo relativamente sicuro. In questo ambito c’è la tendenza a dire che tutto quello che non è come nei paesi nordici non va bene. Non è così». Ovviamente possono esserci dei contrattempi. A cominciare dalle giornate di pioggia. «Noi generalmente andiamo comunque in bici, coprendo le bambine – rivela Giovanni – Detto questo, sarebbe già un grande passo avanti se la maggior parte delle persone decidesse di spostarsi in bicicletta almeno quando non piove». 


I BENEFICI


Quel che è certo è che, organizzazione della giornata permettendo, sarebbe possibile guadagnarne in salute, a partire dal contrasto all’inquinamento. Basta pensare che l’ultimo report di Legambiente relativo al 2023 ha indicato Treviso come la terza città più inquinata d’Italia per quanto riguarda le polveri sottili Pm10: l’anno scorso il capoluogo della Marca ha superato per 63 giorni la soglia della concentrazione di 50 grammi per metro cubo d’aria (il limite è di 35 giorni all’anno). Solo Frosinone (70 giorni) e Torino (66) hanno fatto peggio. E in questo contesto le aree della città con il limite a 30 all’ora danno una mano anche a chi sceglie di andare in bicicletta. «Nel centro di una città come Treviso questo limite non costituisce alcun problema. Anzi – conclude Dal Poz – si tratta di una misura che va applicata con buon senso. È difficile immaginare un’intera città a 30 all’ora. Ma oggi non ci sono difficoltà. Tanto più che oltre alle infrastrutture bisogna migliorare soprattutto la convivenza tra auto e bici. Attualmente i rapporti sono un po’ tesi ed è necessario aumentare l’attenzione, da entrambe le parti». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino