BIBIONE L'ha stuprata in spiaggia a Bibione dopo la serata passata in discoteca. Lui ha 20 anni, lei appena 17, entrambi tedeschi. I carabinieri l' hanno identificato a...
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Certo, ha ammesso di avere bevuto, molto, forse troppo, ma questo non deve essere mai interpretato come una giustificazione per l'aguzzino, bensì come un'aggravante. Ed è stato proprio quello stato di intontimento totale a impedirle di fornire dettagli utili agli investigatori che hanno lavorato per 24 ore di seguito per incastrare il responsabile. Non è stato per nulla semplice. Ma alla fine determinazione e tenacia hanno fatto la differenza.
La minorenne, residente nei pressi di Stoccarda, a Bibione è arrivata lo scorso 1. settembre per una settimana di vacanza, con degli amici e la mamma di una coetanea. Quella maledetta serata l'ha trascorsa in compagnia nella discoteca Koko. C'era già stata. Birra e superalcolici. Poi l'hanno vista allontanarsi con un ragazzo appena conosciuto, un connazionale di 23 anni. Verso il vicino arenile di piazzale Zenith. Erano all'incirca le tre e mezza. Poi alle cinque del mattino, il brusco risveglio. Gli abiti sparsi sulla sabbia, i graffi, le lesioni, il dolore. E il vuoto nella testa. Quando si è rivolta ai militari dell'Arma, insieme a un'amica, è convinta che ad averla violentata fosse stato uno sconosciuto. La sua mente non riesce nemmeno a immaginare che quel ragazzo dolce e gentile con cui ricorda di aver parlato possa averle fatto una cosa del genere. È convinta che a ridurla in quelle condizioni sia stato uno sconosciuto, forse un nordafricano. Non è così.
L'OSPEDALE
Accompagnata al vicino pronto soccorso i medici si rendono subito conto che la ragazza è stata abusata e quindi la fanno trasferire all'ospedale di Portogruaro, dove viene attivato il protocollo previsto in caso di violenza sessuale: il tampone vaginale per recuperare eventuali tracce di liquido seminale, la repertazione degli abiti indossati, le foto di lividi e contusioni.
E lei ha sempre continuato a piangere. Mentre i carabinieri del Nucleo investigativo di Venezia e della compagnia di Portogruaro continuavano a lavorare in base ai pochi riscontri disponibili: per tutta la notte hanno ascoltato gli amici, i dipendenti del locale, i buttafuori. E i loro racconti convergevano sul fatto che tutti l'avevano vista con quel tipo. No, nessun extracomunitario, ma un tedesco che altre volte era stato visto nella disco.
Poi gli accertamenti e i riscontri tecnici, che non vengono divulgati, hanno contribuito a risolvere il rebus: anche la visione dei filmati delle telecamere. La ragazzina, sotto choc, è stata medicata e dimessa: ieri i suoi genitori sono arrivati dalla Germania e l'hanno riportata a casa. Sapendo che solo il passare del tempo e l'affetto potranno lenire una ferita che non guarirà mai. Come quella inferta, un paio di settimane fa, a una quindicenne triestina abusata fra gli ombrelloni a Jesolo da un senegalese irregolare individuato dalla Squadra mobile lagunare in meno di 48 ore.
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Il Gazzettino