MONTEBELLUNA (TREVISO) - Ieri ha compiuto novant'anni. E non li ha vissuti in casa, seduto in poltrona davanti alla Tv, con la torta per le candeline da spegnere con i...
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QUASI UN RECORD
Chissà poi se il suo è un numero da record, ma arrivare a novant'anni lavorando, di sicuro è una rarità. E lo è ancor più farlo, da sempre, nello stesso quartiere, nello stesso negozio, che negli anni è semplicemente passato da una parte all'altra della strada. Anche perché Paolo non è certo uno che si risparmia. Tre volte alla settimana, quando arrivano i freschi, è il primo a scendere dall'abitazione sopra il negozio, nella quale vive con il figlio. «Alle 6.30 del mattino -spiega il figlio Luca- è puntuale in negozio». Recupera e controlla il prodotto, verifica che tutto sia perfetto, predispone ogni ben di dio per i clienti che arriveranno poco dopo. Soprattutto, sfodera quel sorriso che lo rende insostituibile. Anche ieri, nel giorno del suo compleanno. Anzi, ieri ancor più degli altri giorni. «Rimanere a casa per festeggiare il compleanno? -dice Paolo- assolutamente no. Fra l'altro, mi fa piacere aver da lavorare piuttosto che star seduto. Per me oggi è un giorno come un altro». E le frittelle? «Ha voluto mio figlio» sussurra.
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GLI AUGURI DEI CLIENTI
Perché, in fondo in fondo, lui avrebbe pure sorvolato sulla scadenza. Un giorno come un altro, per lui. Un giorno di lavoro. Un atteggiamento, il suo, tipico di molti veneti, per i quali il lavoro è identità, segno distintivo e, fondamentalmente, qualcosa che piace. E agli auguri dei clienti ha risposto con simpatia, ma senza farne un affare di stato. Perché lui, anche ieri, era lì per lavorare. E loro, i clienti, lo capiscono e apprezzano. Passando sopra, con affetto, a qualche piccola pecca legata all'età. «Ad esempio -dice il figlio Luca- l'udito non è proprio dei migliori. Ma si fa ripetere la richiesta e il problema è risolto. É fin troppo bravo». Anche quando dimentica qualche codice nessuno si scompone: del resto, 75 anni fa certo i codici dei prodotti non erano la priorità. «Credo che il lavoro sia la sua salvezza -prosegue il figlio- non ha molte passioni, tranne l'orto, e lavorare è davvero un modo per rimanere attivo». E anche in buona salute, tutto sommato. Fatta eccezione per una sincope che lo ha costretto all'impianto del peace maker, di salute Paolo sta piuttosto bene. Qualche anno fa si è fermato per l'influenza, altri ha passato l'inverno completamente indenne. E ora non ha nessuna voglia di appendere il grembiule al chiodo. Anche perché, nel suo negozio di alimentari, è rimasto quel qualcosa che forse fa la differenza. Con qualche cliente che continua a farsi annotare i soldi da pagare se non li ha con sé e quel rapporto umano che resta un tratto distintivo del Mancappello. Nonostante il tempo che passa, nonostante i centri commerciali, nonostante una clientela che cambia. Ma che, nel profondo, resta sempre la stessa. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino