JESOLO - Il Patriarca di Venezia scrive una lettera aperta ai vandali e chiede loro di non nascondersi, caldeggiando anzi un incontro. All'origine dell'appello di...
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"Carissimi, il mio primo rammarico è quello di non potervi chiamare per nome perché, dopo il gesto che avete compiuto, avete scelto di fuggire. E così siete scappati anche da voi stessi; fuggiti come chi, in fondo, sa di aver sbagliato ma non trova altra via se non quella della fuga. Scappare non è mai la soluzione dei problemi. Mi piacerebbe potervi incontrare, per riuscire a capire il senso del vostro gesto. Non per dirvi che si è trattata di una bravata e… di non pensarci più. Chi si limitasse a dirvi questo vi tradirebbe, tenendovi nascosta la gravità del gesto. Vedete, si può essere ragazzi o adulti e rispettare i sentimenti di chi vive accanto a noi; in questo caso, i sentimenti e i valori di chi vede in una chiesa un luogo di pace e di amore dove si celebra la santa Eucaristia, segno della speranza per sé e per il mondo. L’altra notte avete offeso sentimenti, valori e convinzioni di persone che s’incontrano a pregare. Per i cattolici - forse alcuni di voi lo sanno - la messa ha un valore infinito eppure il vostro gesto offende anche chi non è cattolico e vi scorge violenza, volgarità e smarrimento del senso di Dio. Viene da chiedersi: quale il perché di un tale comportamento?"
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Il Gazzettino