TREVISO - Sulla tavolozza di United Colors, questa volta campeggia il giallo. Tutti a chiedersi perché il patriarca Luciano abbia deciso di annunciare con...
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IL PROFILODette così, le parole del fondatore dell'impero di Ponzano Veneto sembrerebbero tratteggiare il profilo di Carlo Bertazzo, natali a Monselice e laurea a Ca' Foscari, attuale direttore generale di Edizione, dove lavora da un quarto di secolo. Arrivato a Villa Minelli nel 1994 e considerato il delfino dell'ex top manager Gianni Mion, il 53enne ha svolto un ruolo chiave nel processo di diversificazione del gruppo, ad esempio gestendo le acquisizioni nei settori autostradale e aeroportuale, tanto da sedere anche nelle stanze dei bottoni di Atlantia, Sintonia, Cellnex Telecom, Abertis Infraestructuras. Ma intorno all'ex Tribunale in piazza Duomo, dove ora ha sede il quartier generale della dynasty, non tutti sono pronti a scommettere che alla fine sarà davvero lui il nuovo amministratore delegato.
LE RIFLESSIONIDi sicuro da tempo fra i quattro rami della famiglia sono in corso le riflessioni su Patuano. Secondo quanto trapela, non sarebbe affatto in discussione la qualità del suo operato, ma risulterebbe comunque preponderante la consapevolezza che i tempi cambiano, per cui le scelte dovrebbero adeguarsi alle nuove situazioni. A cominciare dal fatto che, dopo la morte di Carlo e soprattutto di Gilberto, gli equilibri si sono modificati. Così i tronconi familiari che in Cda fanno riferimento a Franca e Sabrina spingerebbero per una svolta, mentre lo stesso Alessandro sarebbe più cauto. Fra le voci di corridoio, si era parlato di un possibile ritorno di Mion, così come dell'accoppiata Luciano-Alessandro, il padre come presidente e il figlio come ad, ma stando ai bene informati si tratterebbe niente più che di ipotesi e riflessioni. Chi conosce l'industriale, da una settimana testimonial della campagna pubblicitaria firmata da Oliviero Toscani, rimarca che il suo pensiero va sempre interpretato. In questo senso la scelta del prossimo amministratore delegato ricadrebbe all'interno del perimetro aziendale, non familiare, per restare nel solco della continuità ma senza scatenare rivalità fra i cugini. Ad ogni modo non sarà un solo uomo a decidere, per quanto sia l'autorevole e rispettato capostipite, bensì tutti gli azionisti, variamente distribuiti sull'albero genealogico.
LO SFOGODa numero uno di Benetton Group, l'imprenditore prevede che nel 2020 l'azienda torni in attivo e che in un anno vengano aperti altri cento negozi, mentre da azionista di Atlantia esclude proposte dal Governo per il salvataggio di Alitalia. Poi il garbato sfogo sullo scorso annus horribilis, a iniziare dal tragico crollo del ponte Morandi: «Una disgrazia imprevedibile e inevitabile, purtroppo». Queste espressioni hanno riacceso sui social le polemiche, quelle per cui il più vecchio dei Benetton difende comunque la famiglia con toni perentori: «Non siamo né papponi di Stato né razza padrona». Ma nella valigia del signor Luciano c'è spazio anche per una confidenza da nonno: «In quel momento di confusione e di dolore davanti a quelle accuse orribili in tv ho persino temuto per la sicurezza dei ragazzi, dei miei nipoti». Una tribù che il 13 maggio si è radunata a Ponzano per il compleanno del patriarca, tornato con le sue 84 primavere «a metterci la faccia».
Angela Pederiva Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino