Benefattrice "mascherata" dona la spesa in canonica: «E' per i preti»

Don Claudio Bosa con le borse della spesa donata, e la chiesa di San Pietro a Camposampiero
CAMPOSAMPIERO - Una benefattrice “mascherata” ha lasciato in canonica una borsa della spesa ben fornita e, senza farsi riconoscere, se n’è subito...

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CAMPOSAMPIERO - Una benefattrice “mascherata” ha lasciato in canonica una borsa della spesa ben fornita e, senza farsi riconoscere, se n’è subito andata via. Tra i quattro sacerdoti ospitati nella canonica della parrocchia di san Pietro, i parroci don Claudio Bosa e don Marco Scattolon di Rustega, il collaboratore pastorale don Mario Dalle Fratte e il cappellano don Giovanni Marcon, è iniziata la caccia all'anonima donatrice.


«La canonica è sempre stata un luogo dove varie persone portano cibo, spesso verdura, a volte un dolce, oppure un po’ di vino - racconta don Claudio Bosa, che guida la comunità cittadina più numerosa di Camposampiero -. In questi giorni, quasi a temere che i preti potessero essere in difficoltà, c’è stata una signora che ci ha portato una spesa intera. Lunedì scorso ero fuori città. In mattinata la donna ha suonato il campanello e don Mario, il collaboratore parrocchiale, è corso ad aprire. Molto probabilmente la signora è una persona che aderisce all’iniziativa “dona una spesa” alla quale collaborano una settantina di famiglie e gruppi delle nostre parrocchie cittadine per aiutare i meno abbienti. Talvolta le famiglie non attendono il giorno di raccolta della spesa, la prima domenica del mese, e decidono di anticipare la borsa di alimenti in canonica».

LA CONSEGNA
Lunedì la signora, in fretta e furia, ha detto a don Mario che le borse di generi alimentari erano per i preti. «La benefattrice - continua don Claudio - aveva una mascherina che le copriva il volto e in un istante ha salutato e se n’è andata. Da allora, per noi tutti sacerdoti, è diventata la benefattrice mascherata».

L’emergenza coronavirus sta rivoluzionando anche la vita dei parroci. Don Claudio, assieme ai confratelli preti, si gode un tempo con ritmi meno frenetici del solito, dove c’è spazio per una reale condivisione. «Il dopo cena in canonica finora era sempre stato caratterizzato da un fuggi fuggi verso una riunione, la visita in una famiglia, la corsa in oratorio piuttosto che in casa San Pietro o in vicariato per un incontro - ammette il sacerdote, arrivato a Camposampiero sei anni fa al posto di monsignor Pietro Fietta -. Invece stanno capitando sere dove possiamo rimanere noi quattro insieme. Ci guardiamo con calma il telegiornale, preghiamo, un sabato ci siamo mangiati una pizza, scoprendo ritmi di vita più “normali” e “familiari” che raramente ci era capitato di vivere»,

LA SOLIDARIETÁ
Questa strana situazione di emergenza, che purtroppo ha i tratti drammatici in tanti suoi risvolti, presenta anche dei momenti positivi di solidarietà e di aiuto tra religiosi. «La quarantena dei frati di Camposampiero e la prudenza al centro di servizi Bonora hanno privato due comunità di suore della possibilità di ricevere l’eucaristia quotidiana - aggiunge don Bosa, nato a Castelfranco Veneto ma originario di Borghetto di San Martino di Lupari -. Le “riserve” nei tabernacoli non erano ovviamente pensate per un’assenza di celebranti per un tempo così lungo. Per questo nei giorni scorsi sia le clarisse che le suore del Bonora hanno potuto ricevere in aiuto una “riserva” eucaristica adeguata per poter vivere il loro quotidiano incontro con Gesù».


Con i divieti di muoversi è cambiato anche il modo di svolgere il servizio pastorale tra i fedeli. I preti sono sempre più social. «Mai come in queste settimane stanno moltiplicandosi sui social messaggi, messe, rosari in diretta o in differita - afferma il parroco -. Anche noi, come i vicini di San Marco, abbiamo avviato la messa in streaming la domenica, mettendo addirittura insieme San Pietro e Rustega, approfittando del fatto che don Marco vive con noi. Così con don Giovanni abbiamo celebrato a “tre voci” la messa delle ultime domeniche. È stato bello e anche gratificante. Speriamo di poter garantire sempre questa opportunità, ma anche di tornare presto a celebrare insieme». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino