Belstaff ristruttura, a rischio la sede italiana di Mestre

Belstaff ristruttura, a rischio la sede italiana di Mestre
VENEZIA Dopo Pal Zileri, un’altra azienda della moda attiva in Veneto lancia segnali di crisi: la Belstaff. Lo storico marchio inglese ha dato il via a un processo di...

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VENEZIA Dopo Pal Zileri, un’altra azienda della moda attiva in Veneto lancia segnali di crisi: la Belstaff. Lo storico marchio inglese ha dato il via a un processo di riorganizzazione a Mestre, dove c’è la sede amministrativa con 55 addetti. «Abbiamo preso la decisione strategica di consolidare le funzioni core business negli uffici di Londra - la nota di Fran Millar, ceo di Belstaff -. È una decisione molto difficile. Inizieremo ora a confrontarci con gli addetti in Italia e lavoreremo con tutto il nostro impegno per supportare coloro che saranno interessati da questi mutamenti».

Ieri dopo la notizia subito è stata indetta un’assemblea sindacale a Mestre. «Abbiamo fatto il punto della situazione con i 55 lavoratori interessati, soprattutto donne - afferma Massimo Messina segretario generale Filctem Cgil Treviso -. Il 26 marzo ci incontreremo con i rappresentanti dell’azienda per capirne di più. I lavoratori sono preoccupati. Qui a Mestre sono rimaste le attività amministrative, magazzino, una parte dell’ufficio stile. La produzione è tutta all’estero e la testa delle società controllata dal gruppo Ineos, che ha sempre rifinanziato la società in questi anni, è a Londra. Nel comunicato si parla dell’estate del 2022, abbiamo per fortuna tempo per preparare un percorso di tutela». Belstaff un paio di anni fa dichiarava ricavi per circa 30 milioni, in calo. 2011, MALENOTTI ESCE DI SCENA Il marchio, creato nel 1924 in Inghilterra per le giacche dei pionieri del motociclismo e dell’aviazione, era stato acquisito e rilanciato dell’imprenditore di origini romane Franco Malenotti, che a Mogliano Veneto (Treviso) aveva realizzato il quartier generale da 184 addetti. Nel 2011, dopo una crisi dovuta soprattutto a troppi debiti con le banche mentre il fatturato di Belstaff cresceva sopra i 70 milioni, la cessione alla famiglia tedesca Reimann, che nel 2017 ha passato la mano alla Ineos. 

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Il Gazzettino