Belluno raddoppia il referendum e chiede ancora più autonomia

Belluno raddoppia il referendum e chiede ancora più autonomia
Belluno autonoma: il dado è tratto. La Provincia dolomitica alza la testa e punta a farsi ospitare dalla Regione Veneto nel referendum di ottobre. Con un altro referendum,...

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Belluno autonoma: il dado è tratto. La Provincia dolomitica alza la testa e punta a farsi ospitare dalla Regione Veneto nel referendum di ottobre. Con un altro referendum, tutto bellunese, orientato a chiedere ai cittadini se vogliono particolari forme di autonomia


La prima pietra su cui far poggiare il referendum autonomista è stata posata ieri pomeriggio. Con due quesiti possibili da far scrivere sulle schede. «Vuoi tu che la specificità della Provincia totalmente montana di Belluno venga ulteriormente rafforzata con il riconoscimento di funzioni aggiuntive e delle connesse risorse finanziarie e che ciò venga recepito anche nell’ambito delle intese Stato/Regione per una maggiore autonomia del Veneto ai sensi dell’articolo 116 della Costituzione?»: è questa la prima ipotesi di quesito da sottoporre ai bellunesi, con riferimento che più chiaro non si può all’articolo 116 della Costituzione; in questo senso, Belluno punterebbe ad avere competenza diretta nelle materie di tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, di governo del territorio e anche di valorizzazione dei beni culturali. La seconda ipotesi di quesito invece è più aleatoria: «Vuoi tu che la Regione Veneto, direttamente o attraverso l’intesa con lo Stato, riconosca alla Provincia di Belluno ulteriori forme e condizioni di autonomia, con le connesse risorse finanziarie?».

Il secondo passo (o la seconda pietra della casa referendaria) sarà sottoporre questi due quesiti all’assemblea dei sindaci, per sceglierne uno soltanto. Dopodiché (terza pietra), la Provincia di Belluno busserà alla Regione chiedendo ospitalità all’interno del referendum veneto del 22 ottobre. «Per il Bellunese l’autonomia oggi è l’abito istituzionale affinché le politiche sul territorio si possano realizzare concretamente e positivamente – ha detto ieri, durante la seduta del consiglio provinciale, la presidente Daniela Larese Filon –. Per questo chiederemo alla Regione Veneto di condividere e assecondare un referendum provinciale, integrativo di quello regionale del 22 ottobre». 


La Regione sarà d’accordo? Le premesse della presidente Larese Filon lasciano intendere che la richiesta bellunese è figlia sì delle difficoltà dell’ente a seguito della riforma Delrio e dei tagli operati dallo Stato, ma anche della specificità (garantita dalla legge regionale 25 del 2014) mai decollata. Un approccio che ha fatto scattare le opposizioni di Palazzo Piloni, secondo cui si rischia di compromettere l’effetto referendario «contrapponendosi alla Regione». «Abbiamo un assessore regionale alla Specificità di Belluno che finora ha rallentato e ostacolato l’attuazione della legge 25 – ha tuonato il consigliere di maggioranza Ezio Lise –. Non c’è nessuna contrapposizione con la Regione». La situazione però sembra ben diversa. «Domani (oggi, ndr.) ho il tavolo sulla specificità – dice l’assessore regionale Gianpaolo Bottacin –. Se Belluno non si prende immediatamente tutte le frane della provincia, tolgo tutti i soldi del demanio idrico che dovrebbero essere usati per gestirle. Dopo due anni che hanno i soldi, devono ancora prendersi in capo la competenza. Lo statuto dice chiaramente: competenze, personale e soldi. Tutto il resto è illegittimo». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino